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Partenza e arrivo: Bavastri (Ge) (mt. 883)
Tappe intermedie: Albora, bivio Caffarena, Fontanasse, Retezzo, Diga del Brugneto, bivio Garaventa, bivio Campo Maiolo, Costa di Paglia
Lunghezza percorso: 16 km circa
Tempo di percorrenza: 5 h. circa
Dislivello complessivo:648,78 mt.
Segnavia: segnalazioni gialle Parco Antola "Sentiero Brugneto"
E' vero, l'idea era venuta a lei. Infatti nonostante conoscessi il lago del Brugneto da tanti anni, non so se mi sarebbe venuto in mente di andarci a camminare se quel giorno, mentre salivamo sull'Antola, Francesca non mi avesse lanciato la proposta. E infatti, come avrà visto chi mi legge, al lago ci sono stato e ho portato a conclusione il percorso ad anello che lo circonda, percorso piacevole ma anche piuttosto faticoso.
Adesso vuoi non portarci anche lei?
Per un motivo o per l'altro, da quella giornata all'Antola, metà maggio, non ci siamo più visti. Io nel frattempo ho fatto un sacco di nuovi percorsi, non mi sono di certo fermato, consapevole che comunque, non appena ne avrebbe avuto tempo e modo, anche lei mi avrebbe raggiunto.
Così quando l'altro giorno ci siamo sentiti e mi ha detto che sarebbe venuta anche lei, le ho subito proposto il lago, dimenticando forse che 16 km, per una persona ferma da un mese e mezzo, non sono forse il modo migliore di riprendere l'attività. Lei però era contenta e tanto mi bastava: e allora che lago sia.
Quando arrivo a Cantalupo, al punto che ci siamo dati come ritrovo, la vedo in lontananza che scende le scale del panettiere con un po' di sacchetti: solo dopo mi dirà che in realtà questo è il secondo panettiere che è andata a svaligiare, dopo quello di Garbagna. "I viveri non mancheranno", penso, guardando il mio zaino gonfio di formaggi, salame, vino e cioccolata. Lei zittisce i miei pensieri infilandomi un biscotto in bocca, neanche fossi il suo cane.
Si sale e si parte, su per le strette stradine dell'alta val Borbera, con la mia meravigliosa macchina sostitutiva così lunga da avere tutte le sembianze di un carro da morto. Il lato positivo è che stiamo più che comodi, in tutto quello spazio; quello negativo che in una strada così stretta, io da solo occupo tutto la carreggiata. Io guido, lei parla. Mi deve raccontare tutto quello che è successo in questo mese e mezzo senza vedersi, compreso il suo ultimo viaggio per un matrimonio in Abruzzo. Lei racconta, io scuoto la testa. Per certi versi è totalmente ingestibile, è il mio esatto opposto. Credo che diventerei matto se dovessi stare con lei anche in altre situazioni. Però poi alterna discorsi più seri, sui quali la seguo di più e anzi, è anche piacevole. E' una donna di grandi contraddizioni.
Svalliamo, lasciando il Piemonte per la Liguria e la strada inizia a scendere. Incontriamo le macchine parcheggiate di quelli che hanno fatto l'escursione notturna all'Antola: oggi è San Pietro, noi avremmo voluto andare là sopra a vedere l'alba, ma dato il freddo abbiamo preferito evitare. Arriviamo a Propata, poi a Bavastrelli, poi - dopo la vista di un ramo di lago che fa capolino tra i versanti delle montagne - eccoci finalmente a Bavastri, dove parcheggiamo e scendiamo, pronti per la nostra escursione intorno al lago.
C'è un sole meraviglioso e perfino Bavastri, che l'altra volta mi era sembrato così triste, sembra essere di colpo diventato un bel paesino di montagna. Scendiamo per la strada, un caffè al bar (forse i primi clienti - di sempre - ....) e ripartiamo seguendo la strada asfaltata per Albora. Nel cortile di una casetta, davanti al cancello, un cane a fare da guardia.
No, un attimo: che cane è? Non capisco di che razza sia, mano a mano che ci avviciniamo cerchiamo di osservare meglio, finché non si svela l'arcano: è una capra. Una capra da guardia, che con fare arrogante, mentre la fotografiamo, ci volta le spalle. Ridiamo già, mentre poco più avanti, un gatto sta dormendo coricato nell'orto e al nostro passaggio si stira quasi fino a rompersi in due e rimane sdraiato a guardarci: "io fatica oggi non ne faccio", sembra volerci dire, mentre noi dobbiamo ancora iniziare. La partenza è stata già particolare.
Ho deciso che oggi l'anello del Brugneto si percorrerà al contrario rispetto alla scorsa volta, in modo da rendere il percorso più piacevole e meno faticoso. Dopo qualche centinaio di metri sull'asfalto, poco dopo il ponte sul lago di Albora, prendiamo sulla destra il sentiero del lago, in corrispondenza della bacheca in legno e iniziamo a costeggiare lo specchio d'acqua fino a giungere - dopo aver superato una prima area attrezzata per la sosta - nei pressi della vecchia casa (capanna?) dove, l'ultima volta, ero sbucato, mezzo morto, di ritorno dal mio viaggio. Ora ridiscendiamo immediatamente a costeggiare il lago e arriviamo subito al cartello che ricorda il paese di Frinti, sommerso dal lago al momento della sua creazione. Poco più avanti, la baracca dei pescatori, dietro alla quale il sentiero inizia la sua salita più ripida: facendo il giro in questo senso, la percorreremo subito, quando dovremmo essere più freschi e riposati e poi potremo permetterci una tranquilla camminata sulle sponde del lago. Siamo così riposati che ci permettiamo di affrontare la salita parlando, cose mai viste. Però è dura e se devo dirla tutta ho anche un gran caldo, pur essendo all'ombra delle piante (poco distante c'è l'albero malato che avevo fotografato la volta scorsa, sempre più impressionante). La salita è piuttosto lunga anche da questo lato, ma la superiamo alla grande. Arrivati in cima alla montagna dove poco distante sorge Caffarena, allontanatici ormai dal lago, incontriamo due coppie di signori con i quali scambiamo due parole: sono partiti dalla diga e ci chiedono quanto manca per Bavastri. Poco, gli diciamo, mezz'oretta. Non hanno esattamente il fisico dei camminatori (oddio, neanch'io se è per questo..) e con Francesca ridiamo preoccupati sulla possibilità di un loro ritorno - vivi, si intende - alla diga, proprio mentre lasciamo il bivio per Caffarena sulla sinistra e iniziamo a scendere, attraverso stretti tornanti, verso il lago. Arrivati in fondo, attraversiamo il fiumiciattolo che si innesta nel lago e saliamo per poi ridiscendere immediatamente su di un tratto ripido al fine di superare un angolo complicato del sentiero. Io rotolo, in discesa, ma riesco a salvare la macchina fotografica e - soprattutto - il vino, mentre un cane, che compare all'improvviso alle nostre spalle, fa fare a Francesca un salto di due metri dallo spavento. Io, appena rialzatomi dallo scivolone, ancora cercavo di capire se era un cane o un capriolo (per dirvi come stavo..). Il tizio col cane ci sorpassa e di lì a breve incontreremo altre coppie di camminatori, nel percorso che costeggia le acque del lago. Da qui, in breve, ci portiamo sotto alle case di Fontanasse, dove Francesca si ferma a scattere qualche foto e io scatto una bella panoramica delle acque del lago visto da questa posizione leggermente "rialzata". Il tempo continua a mantenersi bellissimo e ogni volta che si esce dal bosco è un piacere camminare al caldo del sole di fine giugno.
L'ultimo tratto di sentiero prima della diga è caratterizzato dal forte odore di carne alla griglia che si leva dai dintorni delle aree di sosta, tutte rigorosamente occupate. Quelli che hanno deciso di approfittare della bella domenica di sole sono già schierati, pronti per il pranzo: d'altra parte sono le 13 passate da poco e anche noi dovremo decidere dove fermarci per una sostanziosa merenda. Arriviamo alla diga e ci fermiamo, stupiti, a guardare ancora una volta lo strapiombo sotto di noi. Poi, voltandoci dall'altra parte, in direzione dell'acqua, scattiamo prima qualche foto panoramica e poi ci facciamo un autoscatto. La giornata è veramente splendida: il lago straborda d'acqua e il cielo azzurrissimo. Là in fondo, si vede l'Antola con i suoi prati che accompagnano verso la vetta, con la croce bianca.
Ripartiamo sul lato opposto del sentiero, percorrendo un breve tratto di asfalto in salita, fino ad arrivare nei pressi di una fontanella, dove ci fermiamo a riempire le bottiglie e a toglierci un po' di sete e poi ci infiliamo nel sentiero che, poco distante, riparte tra gli alberi, tornando a costeggiare il lago. Non moriamo dalla fame, ma è ora di fermarsi: d'ora in poi ogni momento sarà quello buono. So che da qui in poi ci aspettano numerose aree attrezzate per la sosta, il tutto sta nel trovarne una libera. Anzi, libera e senza rompiscatole attorno, che se vogliamo è ancora più difficile.
Abbandoniamo il sentiero per scendere verso un tavolino a strapiombo sul lago, che però è occupato, come capiamo dalle voci in lontananza, così ritorniamo a camminare fino ad arrivare al gruppo di tavoli dove io avevo mangiato la volta scorsa, ma anche qui niente da fare: due dei quattro tavoli sono già occupati da due coppie di ragazzi e non ci va di dividere la nostra sosta con loro. Un po' delusi, ci rimettiamo in cammino. Sai, quando inizi a convincerti che di lì a breve ti fermerai per pranzare e poi continui a rimandare il momento, un po' inizi a rimanerci male e sembra che la fame aumenti sempre di più ad ogni passo. E' una questione psicologica a questo punto. Non vi dico la gioia quando, inaspettatamente, Francesca vede un tavolino libero, in una meravigliosa posizione a due passi dal lago: la nostra sosta sarà qui.
Il tavolo, in legno, così come le due panche, si trova in basso rispetto al sentiero, in una posizione un po' nascosta, in una piccola conca naturale dalla quale, se non ci fossero gli alberi davanti, si avrebbe una visuale pazzesca sul lago. Una specie di terrazza sul lago, con gli alberi davanti a fare da schermo tra noi e l'acqua.
Vuotiamo gli zaini mettendo tutto sul tavolo: focaccia di diversi tipi, biscotti, Castelmagno, Montebore e un salame. Una buona Barbera, ovviamente. Un po' d'acqua (per lavarsi le mani, chiaro). E un po' di sbrisolona che non so da dove sia uscita, ma credo dallo zaino di Francesca, che deve averla recuperata in qualche cena dei giorni precedenti. Una foto alla tavola imbandita e siamo pronti per rifocillarci, con gli alberi a farci una bella arietta e il canto degli uccellini da sottofondo: perfetto, non mi serve altro. Parliamo un po' dei programmi per la seconda parte di giornata, iniziando a pensare a che ora ripartire e, soprattutto, verso che ora saremo di nuovo alla macchina: ad ora, abbiamo percorso quasi 11 km, sui 16 totali dell'anello, quindi siamo sicuramente a buon punto. Non dobbiamo adagiarci troppo, però, perché di strada da fare ce n'è ancora, sia a piedi che - dopo - in macchina e lei credo abbia preso qualche impegno per cena. Francesca però - e questo le va riconosciuto - è una delle poche persone che ha la sincerità di dirti che "se facciamo tardi è lo stesso, non mi interessa. Io qui sto bene e adesso voglio stare qui". Non è la prima volta che lo fa e in un mondo in cui la gente è sempre di corsa, dove gli impegni sono sempre più inderogabili, vi assicuro che è raro trovare persone disposte a trascorrere il tempo con voi fino alla fine, rinunciando a qualcosa. Io stesso tante volte non ho il coraggio di farlo.
Dopo pranzo, ci corichiamo sulle panche, col naso all'insù a guardare il cielo tra le foglie delle piante, poi inevitabilmente chiudiamo gli occhi. Mi sveglia il sole che, insinuatosi tra gli alberi, ora mi illumina tutto il volto: fortunatamente è passato solo un quarto d'ora, temevo già che fosse quasi sera! Mi tiro su, lei sente e apre un occhio. "Andiamo, sono le 3 passate...." e si riparte.
Ricomincia a far caldo, o forse è solo un'impressione dovuta dal pranzo appena finito. Il sentiero è tutto un saliscendi, ma nulla di impegnativo e più passa il tempo, più sono contento di aver percorso l'anello in questa direzione, decisamente meno faticoso. Incominciamo ad incontrare sul sentiero qualcuna delle coppie di camminatori che in mattinata avevamo incrociato sul lato opposto del lago, per ultimi quelle due coppie di signori - i primi che avevamo visto, nei pressi di Caffarena - che ora appaiono decisamente meno brillanti, nonostante abbiano sempre pronta la consueta domanda "Quanto manca alla diga?". Io e Francesca ridiamo, aspettavamo solo loro ed eravamo preoccupati dal non vederli più: si pensava avessero desistito e preso il pullmann da Bavastri fino alla diga!
Un po' di stanchezza inizia ad affiorare. Già oggi, a causa dello stretto sentierino che ci ha obbligato a camminare in fila indiana, non abbiamo parlato molto, ma adesso si percepisce che siamo stanchi. Io inciampo continuamente, quasi non avessi più la capacità di alzare le gambe, e sentire lei dietro che ride, nonostante sia esausto, mi fa scappare un mezzo sorriso. Dopo un tratto di salita, con numerosi tornanti, sbuchiamo tra le case di Costa di Paglia, dove le signore in costume stanno prendendo il sole in giardino. Ritorniamo subito sul sentiero, che costeggia la strada provinciale, fino a superare il bel ponte in pietra sul Rio Bansighi, che la volta scorsa mi ero perso e che invece è così caratteristico, per giungere dopo poche centinaia di metri, all'intersezione con la strada asfaltata che conduce ad Albora, in località Bavastri.
Anche questa è fatta. "Sei contenta del giro?" dico a Francesca. "Si, molto. Proprio bello, poi molto particolare". Ma capisco che è stanca, come darle torto. Io stesso, che forse sono più allenato, ho un discreto male alle gambe, figuriamoci lei che era ferma da un mese e forse più. Camminiamo tra le case di Bavastri, sull'asfalto, per raggiungere in salita la nostra macchina parcheggiata. Rivediamo il gatto del mattino, che ora non dorme più nell'orto ma si è addirittura alzato in piedi. Che vitaccia....
Carichiamo tutto in macchina e partiamo, salendo fino a Casa del Romano - dove i camminatori dell'Antola stanno ripartendo alla volta delle loro case - e scendendo poi verso Carrega. Scambiamo qualche parola, qualche risata, poi di colpo non la sento più. Francesca si addormenta, secca e riesce a non svegliarsi nonostante le buche e i mille tornanti di una minuscola stradina di montagna. Non la sveglio, metto il braccio fuori dal finestrino e continuo a guidare. Ogni tanto mi giro a guardarla roteare il collo a ogni curva, sembra una scena di "weekend con il morto" o qualcosa di simile: sarà anche ingestibile e un po' fuori di testa, però mi fa ridere anche quando dorme!!
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