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Partenza: Caldirola, Colonia Provinciale (mt. 1100)
Arrivo: Capanne di Cosola (mt. 1493)
Lunghezza del percorso a/r: 18 km circa
Tempo di percorrenza a/r: 6 h. circa
Segnavia: bianco-rosso 106, bianco-rosso 200, bianco-rosso 108, bianco-rosso 113
Una piacevole usanza sta prendendo piede da qualche anno. Sapete che io sono per faticare, faticare e faticare: quindi si cammina fin quando c'è energia in corpo, soprattutto se ti piace, perché appassionarsi a qualcosa ti fa fare tutto più volentieri. Ma dopo la fatica, a mio avviso ci vuole un bel premio, che deve essere proporzionale alla fatica fatta. E' come il biscottino che dai al cane quando ti porta il tartufo.
Allora facciamo due conti. Normalmente le mie camminate sono tutte intorno ai 15 km. E il mio premio spesso è un buon formaggio, un salame e una bottiglia di vino buono. Oggi che di chilometri ne faccio intorno ai 18, ci vuole un premio più consistente: ad esempio un pranzo da Fausto, al Ristorante Capanne di Cosola. Mica scemo eh!
Sta diventando un'usanza perché ormai da qualche anno, nelle ferie estive, io e mio padre partiamo da casa, quindi da Caldirola e andiamo a farci una mangiata alle Capanne di Cosola. Inutile dirvi che entrambi aspettiamo con ansia questo giorno....
E' una camminata diversa dalle altre: il pranzo fuori ti evita innanzi tutto di viaggiare con lo zaino carico di viveri. Solo acqua, la cui quantità varia a seconda del caldo che fa fuori (spesso tanto, visto che la camminata cade spesso intorno al 20 di agosto). E poi cammini bello determinato: sai che se vuoi arrivare a mettere le gambe sotto al tavolo devi arrivare fino là, perché prima non puoi fermarti e se ci si ferma, non si mangia.
Sto estremizzando i concetti per convincere chi mi legge a fare questa escursione che, scherzi a parte, è una gran bella traversata, consigliatissima.
Partenza da Caldirola, dalla Colonia provinciale. Quest'anno optiamo per salire non dalle piste da sci ma dall'altra parte: così imbocchiamo il sentiero numero 106, quello che porta al Rifugio Orsi e camminiamo per un bel tratto sotto all'ombra degli innumerevoli boschi di faggi di Caldirola. Arriviamo fino al cancello dove la vista si apre sui pascoli di Salogni, ai piedi del Monte Panà e decidiamo di abbandonare il sentiero 106 per risalire il versante del Monte Panà e raggiungerne la vetta, in modo da camminare poi sul crinale ed evitando così di salire dal Rifugio Orsi alla volta del Monte Ebro.
La salita alla cima del Panà è faticosa, le pendenze sono elevate e ci si deve fermare ogni tanto a tirare il fiato. Ma basta girarsi alle spalle per poter ammirare un panorama splendido, con il sole che illumina tutta l'Alta Val Curone. Se penso che lo scorso inverno ho percorso più e più volte questo sentiero con le ciaspole, con la quantità di neve che c'era, mi chiedo se ero nel pieno delle mie facoltà mentali. Bah.
L'arrivo sulla cima del Panà (mt. 1559) è preannunciato, oltre che dalla staccionata che inizia ad intravedersi sulla linea di crinale, anche da una bella vista di Caldirola e di tutta l'Alta Val Curone prima e da uno scorcio sulle antenne del Monte Giarolo poi.
Ci sediamo cinque minuti sulla cima del Panà, restando a guardare il panorama e ne approfittiamo per bere un po' di acqua fresca. Non c'è una nuvola in cielo, ma la vista è un po' limitata dalla calura della città, che distinguiamo da una riga orizzontale di colore più scuro.
Ripartiamo salendo alla volta del Monte Cosfrone, che sembra sempre così distante ma poi si raggiunge tutto sommato in fretta. Dalla vetta del Cosfrone (mt. 1659), voltandosi, si ha l'idea di dominare il mondo tanto è ampio il panorama che ci si apre davanti agli occhi. Non siamo neanche soli, qua sopra, perché poco più avanti, nascoste dietro un avvallamento del sentiero, una mandria di mucche si sta godendo il sole di metà agosto. Ci guardano passare impassibili mentre, infastidite, allontanano con la coda le migliaia di mosche che le disturbano.
Da qui all'Ebro è un tiro di schioppo, anche se la salitella che porta alla cima del monte più alto della provincia di Alessandria si fa sempre sentire. Mentre camminiamo, vediamo comparire Vegni, di fronte a noi, adagiato sulle pendici del Monte Carmetto e, aggirato il versante della montagna, possiamo intravedere anche qualche tetto rosso che dovrebbe essere quello del paese di Campassi. In cima all'Ebro (mt. 1701) non c'è nessuno e ne approfittiamo per sederci qualche minuto sulla base che sorregge la croce. Restiamo qui a goderci il sole caldo, ma dopo pochi istanti una folata improvvisa di vento, che abbiamo sentito prepararsi in lontananza, ci solleva addosso una manciata di terra, costringendoci ad alzarci velocemente e ad andarcene, mentre con le dita cerchiamo di toglierci la terra dagli occhi.
La discesa dall'Ebro è ripida e, appena inizia, lascia intravedere là in fondo il valico di Bocche di Crenna, dove siamo diretti e dove ci sono già alcune auto parcheggiate. L'Alfeo, con la sua stretta piramide, è di fronte a noi, incastrato tra il Chiappo e il Cavalmurone.
A Bocche di Crenna (mt. 1553) evitiamo di salire al Chiappo per poi ridiscendere a Capanne di Cosola e prendiamo invece la carrareccia di recente apertura che scende verso la Val Borbera. Abbandoniamo così il sentiero numero 200 seguendo la ripida discesa fino alla prima curva, poi abbandoniamo la carrabile prendendo il sentierino stretto che continua sulla sinistra. Il sentiero si mantiene sempre all'incirca alla stessa quota, salvo scendere leggermente poco più avanti, e taglia il versante del Monte Prenardo transitando nei pressi di un rio ormai asciutto, che attraversiamo. In questo tratto è molto facile perdere il sentiero, perché ne troverete almeno una decina che corrono paralleli: non è un problema, tutti all'incirca portano nel punto di ingresso nel bosco, anche se solo uno di essi è segnalato con il doppio pallino giallo pieno.
Attraversato il rio asciutto, ci portiamo sul versante opposto della montagna e da qui vi posso garantire che il panorama su tutta l'Alta Val Borbera è meraviglioso e permette di vedere ad occhio nudo fino al ponte sul Borbera che conduce a Carrega Ligure, dove si incontrano il torrente Cosorella e l'Agnellasca. L'Ebro, ormai alla nostra destra, è lontano e ha una forma imponente che non siamo abituati a riconoscergli, soliti come siamo a vederlo dal lato della Val Curone.
Iniziano a comparire i primi alberi, alcuni segnalati oltre che con il doppio pallino giallo anche con il segnavia bianco-rosso: entriamo così in un boschetto, dove aggiriamo il versante della montagna portandoci tra le gole dove scende il rio Montaldo e il sentiero passa nei pressi di una cappelletta e, successivamente - oltrepassato un cancello - nei pressi di una fontana.
Da qui, sempre nel bosco, dopo un tratto inizialmente pianeggiante il sentiero comincia a scendere fino a condurci in vista delle prime case di Capanne di Cosola: qui possiamo ammirare delle belle baite lungo il sentiero, che finalmente esce dal bosco regalandoci una meravigliosa vista dei Monti Cavalmurone, Legnà e Porreio. Superata l'intersezione con il sentiero numero 200, che scende dal Monte Chiappo (e che prima avevamo abbandonato), una discesa accompagnata da una staccionata in legno ci conduce in vista dell'Albergo Ristorante Capanne di Cosola, meta della nostra escursione (..è la prima volta che la meta di un'escursione non è una montagna ma un ristorante...!). Poco prima del termine della discesa, una fontana bianca lungo il sentiero recita "Sorgente Mirà qui convogliata nel 1932 dal Comm. Gazzani di Genova".
Capanne di Cosola (mt. 1493) è un valico che separa la provincia geografica di Alessandria da quella di Piacenza. Pavia è poco più in là. Il ristorante "Capanne di Cosola" è un punto di passaggio e per questo non è raro trovare gente ferma a pranzare anche durante la settimana. E poi si mangia bene, onestamente, non è la prima volta che veniamo da Fausto. Entriamo e prendiamo posto al nostro tavolino, la sala è quasi piena. Non siamo gli unici ad aver fatto la traversata da Caldirola: nel tavolo accanto al nostro altri 6 escursionisti partiti da Caldirola in mattinata, con i quali scambiamo due parole.
Poi si pranza, in piena tranquillità. Siamo i penultimi ad abbandonare la sala, sono quasi le 15. Zaino in spalla, paghiamo e salutiamo, con il figlio di Fausto che ci augura un "buon rientro". Ovviamente ci vedremo l'anno prossimo, a metà agosto (magari anche prima eh, non è detto..!).
Con la pancia piena, sembra tutto più semplice. Anche rimettersi in moto con una decina di chilometri ancora davanti a noi. Ma ormai siamo abituati: impostiamo un'andatura tranquilla e dopo poco abbiamo già preso il nostro passo e, percorrendo la stessa strada, siamo a Bocca di Crenna. Al ritorno cambiamo sentiero: dal valico scendiamo per un tratto sulla sterrata e imbocchiamo sulla sinistra il sentiero 108, che taglia il versante dell'Ebro fino a portarci nei prati posti sotto alla cima, dai quali si vede tutta la Val Curone. Ci fermiamo a bere un po' d'acqua, mentre mi faccio un autoscatto. Il pranzo è già stato ampiamente digerito con tutta la strada che abbiamo fatto.
Teniamo il sentiero 108 che scende tra gli alberi e, attraverso un bel boschetto, ci porta nei pressi di un fontana prima e, poi, all'intersezione con il sentiero numero 113 che conduce dalle Stalle di Salogni al Rifugio Orsi. Ci immettiamo sulla carrareccia verso il Rifugio, che raggiungiamo in circa dieci minuti, poi proseguiamo alla volta di Caldirola, mantenendo il sentiero 106, lo stesso di questa mattina.
Al nostro arrivo alla Colonia provinciale, raggiungiamo i 6 camminatori che avevano fatto la traversata e che erano partiti davanti a noi: ci salutiamo di nuovo, poi ognuno a casa propria. Mentre torniamo a casa, vedo mio padre soddisfatto: ho capito perché ogni anno spera che le ferie io le trascorra a Caldirola.....!
Insomma: una bella traversata. Fatela, se ne avete l'opportunità, perché è un modo diverso di trascorrere una giornata in montagna. E buon appetito!
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