lunedì 24 giugno 2013

Sentiero 240: Vegni-Passo Tre Croci



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Partenza: Vegni (Al) (mt. 1044)
Arrivo: Passo Tre Croci (mt. 1494)
Tappe intermedie: Pendici M.te Carmetto (mt. 1243), Pendici 
M.te Propiano (mt. 1381)
Lunghezza percorso (a/r): 11,67 km
Tempo di percorrenza (a/r): 3 h. 30 min. circa
Dislivello complessivo: 533,70 mt.
Segnavia: bianco-rosso num. 240, X gialla



Uno dei luoghi più incontaminati dove trascorrere intere giornate sui sentieri è senza dubbio il comprensorio escursionistico dei "Villaggi di Pietra". Ricorderete questo termine: è passato poco meno di un anno dalla mia escursione ai famosi "Villaggi di Pietra della Valle dei Campassi", con i paesi abbandonati di Casoni, Ferrazza e Reneuzzi, che avevo raggiunto con il sentiero numero 242 con partenza dal paese di Vegni. Proprio da Vegni, oltre al 242, partono altri due importanti percorsi escursionistici, i sentieri numero 245 e numero 240. Ci sarà tempo e modo, più avanti, di analizzare il sentiero numero 245, mentre oggi voglio parlare del sentiero numero 240, che da Vegni conduce al Passo delle Tre Croci.
Ogni volta che vado a Vegni, mi stupisco della bellezza e della tranquillità di questo paesino. Per raggiungerlo, oltre a risalire tutta la Val Borbera, occorre seguire le indicazioni per Carrega Ligure e dopo aver attraversato il ponte sul Borbera e il ponte sul torrente Carreghino, prendere il bivio a destra che scende per ri-attraversare nuovamente il torrente su di un ponte alquanto rudimentale. Da questo fondovalle, percorrendo una strada ripida e strettissima, si ha quasi l'impressione di andarsi a infilare in chissà quale posto sperduto. Ma dopo gli ultimi tornanti, con delle belle viste sul paese di Agneto, la strada sale più dolcemente fino a che compare, là di fronte, il piccolo borgo di Vegni, in una straordinaria posizione panoramica. Parcheggio l'auto sull'erba in uno spiazzo, visto che nella piazzetta posto non ce n'è più: ci sono un sacco di macchine, devono essere i vegnini che scappano dal caldo per tornare al loro paese d'origine. Metto gli scarponi, lo zaino e mi incammino verso la vicina bacheca in legno, che lo scorso anno non c'era. Sulla cartina affissa alla bacheca sono segnati tutti i sentieri del Comprensorio escursionistico dei Villaggi di Pietra e poco distante c'è il segnavia di partenza dei sentieri numero 240 e 242 (il 245 parte poco più in là, oltre il cimitero).
Questa volta non mi addentro in Vegni - che, come avevo già raccontato lo scorso anno, è suddiviso in due nuclei di abitazioni, il primo arrivando sulla sinistra, la parte "alta" del paese, il secondo sulla destra, spostato verso la Valle dei Campassi, con al centro il campanile a svettare - ma dopo pochi metri dalla partenza sull'asfalto, svolto a sinistra in salita su di una stradina in cemento costeggiata da una ringhiera, che mi conduce in breve ad una fontana dalla quale si gode di una bella vista sulle abitazioni che compongono il paese "alto" di Vegni. In corrispondenza della fontana, il sentiero abbandona il cemento per curvare a destra, su di una ripidissima salita che mi porta in un bel punto panoramico da cui godere di una privilegiata vista su tutta l'Alta Val Borbera, con i paesi di Piuzzo e Daglio, il torrente e i monti Giarolo, Cosfrone, Ebro e Legnà.
La strada svolta a sinistra e sale più dolcemente, fino ad un'altra fontana, oltre la quale, superato un cancello, mi addentro nei pascoli sovrastanti il paese di Vegni. Qui la strada spiana quasi ed è ben curata, con le pietre ammucchiate lungo il percorso quasi a delimitarla e si incontrano i primi maggiociondoli: lungo il percorso di oggi ne incontrerò un'infinità.
Abbandono i pascoli per addentrarmi in una faggeta e il sentiero sale, nel bosco, fino a condurmi alle pendici del Monte Carmetto, a 1243 metri, in un punto in cui il sentiero numero 240, ben segnalato, si immette in una carrabile nettamente più larga. Da qui, con alcuni tornanti, si sale fino ad un punto in cui il sentiero svolta decisamente prima a destra, poi a sinistra e si incontra un grande cancello. Da qui, voltandosi alle spalle, è possibile ammirare la cima del Monte Carmetto, poco distante.
Apro il cancello, passo e lo richiudo. Da qui in poi inizia un lungo tratto di sentiero sulla carrabile, proprio sulla linea di crinale, anche se inizialmente il sentiero è più spostato sul versante della Valle dei Campassi, come testimonia qualche veduta, di sfuggita e tra i rami delle piante, dei paesini di Campassi e Croso. Sotto di noi, probabilmente, neanche troppo distanti, dovrebbero esserci i paesi fantasma di Casoni di Vegni e di Ferrazza. Il sentiero prosegue alternando tratti pianeggianti ad alcune brevi salite e si stabilisce sulla linea di crinale, regalandoci alcuni scorci dei paesi di Connio, Carrega e Fontanachiusa. Tuttavia i panorami non sono degni di nota, perché la carrabile è circondata da una fitta vegetazione che impedisce di vedere intorno. In compenso, sono sommerso dai maggiociondoli e il giallo è il colore che la fa da padrone, decisamente.
Abbandono finalmente il bosco e percorro quindi un tratto all'aperto, dal quale posso finalmente vedere bene  Carrega (Connio sta scomparendo dietro al versante del Carmo), Fontanachiusa e, sotto di me, i tetti delle case del paese di Magioncalada, che nel frattempo sono comparsi. E' la prima volta che vedo Magioncalda, solitamente nascosto in tutte le escursioni che avevo percorso. Sul lato opposto, poco sotto di me, dovrebbe esserci quel che resta del paese fantasma di Reneuzzi.
Non avevo però fatto i conti con la nebbia: ero partito con un bel sole e una leggera brezza, ora, sul crinale, sento il vento aumentare di intensità e sospingere folate di nebbia fino a coprirmi la vista dei paesi. Che rabbia, proprio nell'unico punto in cui si vedevano!
Proseguo sul sentiero, che ora scende, fino ad un'area attrezzata per la sosta posta accanto all'indicazione che siamo giunti alle pendici del Monte Propiano, a 1381 metri. Qui si abbandona la carrabile e si inizia a camminare in un ambiente leggermente diverso, in mezzo all'erba e circondati da larici: il sentiero sale fino a condurmi in una posizione che - in una giornata normale... - sarebbe panoramica (si vedrebbe l'Antola, assieme alla Valle dei Campassi, da qui...), ma che oggi, con questa nebbia che è sempre più fitta, non permette di vedere nulla. Qui il sentiero si divide ed è poco segnalato, ma consiglio di tenere la strada più bassa, che procede sul versante della Valle dei Campassi: poco più avanti riprenderanno le indicazioni.
Manca ormai poco al Passo Tre Croci, come testimonia un ultimo segnavia che trovo posizionato sul percorso. Ora il sentiero entra in un bosco e, camminando su alcune grosse pietre, mi conduce a destinazione. Nel bosco la nebbia era scomparsa, ma in prossimità dell'arrivo a Passo Tre Croci ricompare, e nemmeno da sola: il vento soffia  sempre più forte spingendo la nebbia e come se non bastasse, piove, anche piuttosto forte. Siamo nel cuore del Parco Antola: qui passa il sentiero numero 200, che da Casa del Romano conduce al Monte Antola e vicino alle croci parte il sentiero che conduce a Caprile.
Già il Passo Tre Croci non è uno dei posti più allegri della terra, in più con questo clima, c'è quasi da aver paura. Scatto alcune foto alle croci avvolte dalla nebbia: le croci furono qui posizionate dalla popolazione di Propata in ricordo di tre compaesani che quassù furono sorpresi da una tempesta e morirono assiderati. Diciamo che non fatico a credere che sia potuto succedere: oggi qui la temperatura è decisamente invernale, solo qui tra l'altro, perché qualche centinaio di metri prima, nonostante il vento e la nebbia, il clima non era così rigido. Resisto senza mettermi la felpa per un veloce scatto davanti alle croci, poi mi rimetto subito in marcia sulla strada del ritorno, lasciandomi alle spalle dopo poche centinaia di metri la nebbia, il freddo e la pioggia.
Gran parte della strada del ritorno è in discesa e i tempi si riducono notevolmente. Rimane un po' di nebbia nelle valli circostanti che mi impedisce di distinguere chiaramente i paesi della Valle dei Campassi e quelli della Valle di Carrega, ma mano a mano che procedo il cielo sopra di me si fa sempre più sereno e quando giungo alle pendici del Monte Carmetto, sembra sia esplosa di nuovo l'estate. Raggiungo in discesa i pascoli sopra a Vegni, che ora si sono popolati di mucche e cavalli: scatto qualche immagine agli animali e una mucca mi scaccia di brutta maniera quando mi fermo a fotografarle i vitellini. Quando arrivo a Vegni, tutto è come tre ore e mezza prima, quando ero partito. Perfino il signore che stava tagliando l'erba nel suo giardino è ancora lì che sta tagliando. Mi sembra quasi di non aver nemmeno camminato, tanto le gambe giravano bene e nonostante l'ultima ripida discesa in paese, ricoperta di pietre. Rimetto le scarpe da ginnastica, salgo in auto e mi metto in strada. Durante la discesa per la stretta stradina di Vegni, incontro quattro caprioli: uno, bellissimo, rimane fermo sul lato della strada a guardarmi e quando riesco a fermarmi e a prendere la macchina fotografica se ne è già andato. Altri due, fermi a guardarmi al centro della strada, scappano sul versante della montagna in mezzo agli alberi, ma sono fortunato e riesco a fotografarli mentre sono nascosti in attesa che io me ne vada. L'ultimo scappa, spaventato. Non ne ho mai incontrati così tanti come nell'ultimo mese!
L'escursione da Vegni al Passo Tre Croci, sul sentiero 240, è una tranquilla camminata che può essere fatta da chiunque. A parte la ripida salita iniziale, il percorso si sviluppa poi tutto in piano, su di una larga carrareccia, fino alle pendici del Propiano e non è particolarmente impegnativo. Volendo, giunti al Passo Tre Croci, si può proseguire fino all'Antola (e volendo concludere l'anello tornando a Vegni utilizzando gli altri sentieri del Comprensorio escursionistico...), io però ho deciso di ritornare visto anche il maltempo. L'itinerario non è molto panoramico, ma probabilmente con un tempo leggermente migliore, avrei potuto portare a casa qualche scatto più decente. 
Certo che il Passo Tre Croci con questa nebbia ha il suo fascino....

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