martedì 2 aprile 2013

Un po' di sole, almeno a Pasqua - Anello Caldirola - M.te Giarolo - M.te Gropà - Caldirola



E' pazzesco, questo tempo proprio non ne vuole sapere di mettersi a posto. Il problema è che piove o nevica sempre quando non deve, cioè nei fine settimana. Io non ne posso più, sono costretto ad incastrare le mie escursioni tra una perturbazione e l'altra, dopo pomeriggi interi a guardare le previsioni su 4 o 5 siti internet. Sta diventando un lavoro di fino, dovrò assumere un meteorologo che mi dirà quando posso andare e quando invece, a malincuore, dovrò restarmene a casa.
Prendiamo le festività pasquali, ad esempio. Ho tre giorni tutti per me, a casa. Fammi tre giorni di sole! Come? Dici che tre giorni è un po' troppo? Eh dai facciamo due, sabato e lunedì. Domenica è Pasqua, si mangia un po' di più e si sta sul divano a fare niente. A boccheggiare, che sarà mai, un giorno!
Troppo anche due giorni? Devo accontentarmi di un giorno? Uff..almeno sabato, così lo dico alla mia compagna di ciaspole! "No, domenica." è stata la risposta categorica e un po' arrogante del tempo.
Domenica è Pasqua, sono tutti a casa che fanno il pranzo, sono l'unico scemo che va a ciaspolare sui monti! E alla mia socia non oso neanche chiederlo se vuole venire, è Pasqua. Non posso rapirla da un pranzo coi parenti, e poi la sento un po' meno entusiasta del solito, ultimamente.
Oh, sai che ti dico? Io vado, che me ne frega. E stavolta, cascasse il mondo, vado al Giarolo. Sono stanco di farmi prendere in giro dal tempo, oggi lo frego io.

Vado a letto tardi sabato sera e in più ci sono da spostare avanti le lancette di un'ora. Ma non mi interessa, domani sveglia presto, ho bisogno di andare a camminare. Un po' il tempo, un po' non so cosa di preciso, ma ultimamente sono nervoso. A metà settimana mi si è girato l'umore e non c'è ancora stato verso di raddrizzarlo, ma prima di alzare bandiera bianca voglio ricorrere alla soluzione a tutti i miei problemi: un giro sui monti.
Alle otto sono già in piedi e stranamente non ho sonno. Mi basta spostare le tende e guardare fuori per vedere un cielo così azzurro che sembra chiamarmi. E pensare che mi ero addormentato con un tempo da lupi, grigio e neve, che mi avevano accompagnato per tutta la giornata di sabato. Mamma mia, ci credo che il tempo influisce sul mio umore, oggi mi sento già un altro! Mentre mi vesto faccio ben attenzione a prendere tutto, mica come l'ultima volta che avevo dimenticato l'acqua e corro a caricare la macchina. Parto e raggiungo in cinque minuti la Colonia provinciale, dove sono più che mai solo: la mia macchina è l'unica parcheggiata sotto agli alberi. "A Pasqua la gente sta a casa a mangiare", penso, "sono mica tutti scemi come me". Ma il giro che farò sarà per forza di cose piuttosto corto, va bene che mi piace camminare e non ci sono feste che tengano, ma il pranzo oggi me lo faccio a casa. Eccheccazz...

Memore delle mie ultime disavventure quando volevo arrivare al Giarolo facendo giri più o meno strani per allungare il percorso, oggi ho preso una decisione drastica: arriverò al Giarolo facendo la strada più corta che c'è, la più diretta. Mentre mi metto le ciaspole, annuso l'aria del mattino, fresca più che mai, mentre gli uccellini più mattinieri mi fanno da sottofondo. Che meraviglia, sto già meglio.
Mi incammino dietro al cancello verde, in direzione quasi opposta rispetto al solito sentiero 106, partenza di quasi tutte le mie ciaspolate. Si sale subito un po', per arrivare dopo pochi metri ad un pianoro dove la neve è così inzuppata che quasi mi viene voglia di tornare indietro. "Che schifo di neve!" mi dico, mentre cammino cercando di non scivolare nonostante le ciaspole. Se oggi la neve è questa, sarà dura il doppio.
Alzo gli occhi: davanti a me le piante hanno ancora i rami bianchi, carichi di neve. Più alzo lo sguardo, più la neve è già scesa dagli alberi. Se alzo il naso ancora un po', mi perdo nel blu intenso del cielo.Mi fermo subito a scattare qualche bella foto dei rami innevati, con il sole alle loro spalle che disegna uno strano riflesso sull'obbiettivo della mia macchina fotografica. Mentre cammino, sento le voci di alcune persone che stanno salendo per un sentiero vicino, accompagnate da un cane. Io mi dirigo verso la parte opposta, nel canalone, che risalgo in un tratto piuttosto faticoso, per poi dirigermi verso l'imbocco della pista da sci numero 2, la più ripida.

Mi fermo e mi volto a guardare le mie impronte nella neve fresca, sono il primo ad essere passato di qui. La neve nel canalone non è stata battuta, così come nelle piste, ma sembra una superficie così liscia e perfetta che fa venire voglia di buttarsi in discesa a pancia in giù e lasciarsi trasportare fino in fondo. Intanto inizio ad intravedere la catena delle alpi, oggi quanto mai ben definita: è stupendo andare a camminare il giorno dopo un forte temporale (o una forte nevicata, come ieri), tutti i colori sono più intensi e il cielo è così terso da poter notare i dettagli del panorama quasi ad occhio nudo.
La pista 2 inizia con una salita piuttosto decisa, poi incontra un tratto quasi pianeggiante ed un'altra salita più impegnativa. Qui si incontra un bel punto panoramico, dove voltandomi alle spalle posso vedere il tetto della Colonia provinciale, da cui sono partito, e alzando lo sguardo il Monte Chiappo con il suo rifugio. In un angolino si intravede anche l'ultimo tratto di salita del Monte Panà, con la cima innevata. Di fronte a me, compaiono i primi piloni della seggiovia di Caldirola, che tra poco incrocerò, e un'antenna del Giarolo. Riprendo la direzione di marcia e guardo di fronte a me: non devo farmi scoraggiare, so che sarà tutto un buon allenamento, ma la salita che mi aspetta è davvero ripida e la neve è tanta, ma in compenso è molto più compatta rispetto alla partenza e si cammina decisamente meglio.
Mentre salgo, vedo spuntare i tetti delle case di Caldirola, ancora coperti dalla neve caduta ieri. Da qui, Caldirola e Montecapraro sembrano essere un paese unico, uniti dalla prospettiva. Il panorama è comunque molto più ampio e si estende a buona parte dell'Alta Val Curone, circondata dalle alpi sullo sfondo. Arrivo a metà della mia ripida salita e mi fermo a respirare sotto ad un albero, proprio dove il mio sentiero incrocia la seggiovia, oggi ferma. I seggiolini più bassi sono pochi centimetri sopra alla mia testa. Riparto per il secondo tratto di salita, proprio mentre vedo che alle mie spalle sta salendo un'altra persona e arrivo in breve in un ampio prato, colmo di neve, che mi lascia intravedere poco più in alto l'arrivo della seggiovia. Ci sono quasi, in cresta.

Giunto qui, opto per una scorciatoia (ve l'avevo detto che oggi andavo dritto dritto al Giarolo!) e anziché seguire una delle piste che conduce in cresta, sul Monte Gropà, mi infilo sotto agli alberi in un boschetto e salgo ancora. La neve è così tanta in questo bosco che non mi lascia capire dove passi il sentiero, così un po' a naso procedo tra le piante fino a sbucare in un punto che non è la vera uscita di questa scorciatoia (che in realtà sbuca un po' più avanti), ma comunque sono sulla strada giusta.
Infatti tra due alberi, si materializza sullo sfondo l'inconfondibile sagoma del Monte Giarolo, con le antenne e al centro la statua del Redentore. Mentre esco dal bosco, noto subito sulla sinistra la punta del Monviso, al centro di una catena di alpi così lunga che sembra infinita.
Mentre proseguo in cresta, mi fermo spesso a fotografare la cima del Giarolo e il meraviglioso panorama della Val Borbera, con il Tobbio e le alpi sullo sfondo. Da qui al Giarolo la strada è ancora lunga, ma poco faticosa perché tutto sommato pianeggiante. Mi volto spesso a fotografare la palla radar del Monte Lesima che fa capolino tra il Chiappo e il Bagnolo e in più ora si vedono anche l'Ebro, il Cosfrone e il Panà. In alcuni punti la neve è ammucchiata in cavalle che sono anche complicate da scavalcare.
"Certo che c'è ancora un sacco di neve", mi dico, guardando la staccionata scomparire sotto a questo strato bianco, "e domani siamo ad aprile...". Questo inverno sembra non voler finire più. Ma io ciaspolo, chi se ne frega. Anzi, la neve oggi è proprio bella qui sopra, devo ricredermi. Sembra la neve di febbraio.
Arrivato quasi sotto all'ultima salita al Giarolo, mi volto e vedo che la persona che stava salendo dietro di me sulla pista 2 ha allungato il giro e ora sta percorrendo il tratto pianeggiante di cresta. "Ci incontreremo là sopra", penso.
La salita finale al Monte Giarolo è annunciata da un cartello con le indicazioni, che mi fermo a leggere. Mentre sono fermo qui, vedo sulla sinistra il Monviso appoggiarsi alla perfezione contro il versante del Monte Giarolo, poco dopo l'ultima antenna e non posso che scattare una foto di questo spettacolo.
La salita è ripida ma breve e mi porta in un attimo alle spalle della statua del Redentore, che sembra ammirare il panorama di fronte a sè.

Il panorama dal Giarolo, a 1473 metri, merita sempre, a maggior ragione in una giornata come oggi. Si possono chiaramente distinguere - ma si riconoscono meglio con l'aiuto di un binocolo - Varzi, Godiasco, Voghera, Tortona, Novi, Serravalle, Arquata. Si vede anche la pianura di Alessandria, il panorama si perde a vista d'occhio. Peccato che di fronte a me non si vedano il Cervino e il Rosa, le cui cime sono avvolte dalle nuvole.
Mi volto verso la statua del Redentore, dietro alla quale le nuvole bianche hanno creato dei disegni così belli nel cielo che mi invogliano proprio a mettermi a fotografarle. Scatto anche qualche immagine dell'Alta Val Borbera, dell'Antola, del Buio e di San Fermo, chiaramente visibile oggi. Intanto cerco di fare ordine tra i miei pensieri: il silenzio del Giarolo spesso mi ha saputo consigliare per il meglio e vorrei che anche oggi fosse così.
Mentre sto mangiando un pezzo di uovo di pasqua (è festa no?!), arriva sul Giarolo anche l'altro escursionista, che mi saluta e che si lamenta per non aver trovato le piste battute. "Avevo portato anche gli sci corti!" mi dice. "Le abbiamo battute noi le piste oggi", gli dico. Siamo gli unici ad essere in giro il giorno di Pasqua. Infatti lui dopo pochi minuti di sosta riparte subito, zaino in spalla e sci ai piedi, dicendomi "Io vado, devo andare a mangiare che oggi è Pasqua"! Gli faccio capire che anche la mia sorte sarà quella e lo saluto. Lo lascio incamminare e mi metto in marcia anch'io, che scendo dalla cima del Giarolo seguendo i solchi tracciati dai suoi sci.

Il ritorno è una tranquilla passeggiata, tra qualche foto, qualche sosta per bere un po' d'acqua e qualche parte di sentiero avvolta nei miei più intimi pensieri. Quando arrivo all'imbocco della scorciatoia, mi volto ancora un attimo a guardare lo splendido panorama e un po' a sorpresa decido di allungare il giro. Strano, perché iniziavo ad avere fame!
Non entro nel bosco, ma salgo alla volta del Monte Gropà, dove mi fermo a scattare qualche foto al rifugio sulla cima, per poi proseguire verso la pista numero 4, quella che transita nei prati sotto al Monte Panà. Così facendo, allungherò il mio giro di circa un km e potrò mangiare un po' di più a pranzo....!
Sorpasso i resti del monastero di Brusamonica, e inizio a scendere alla volta di Passo Bruciamonica, mentre il mio sguardo viene attirato dagli strani disegni che gli scialpinisti e i ciaspolatori hanno creato sulla salita del Panà. Seguo la pista numero 4, dove qualcuno è già passato, come testimoniano le impronte che seguo e non abbandono il sentiero neanche nella sua parte più ripida, quella che conduce in breve al pianoro poco sopra la Colonia Provinciale da cui sono partito.
Mentre scendo vedo i tetti delle case di Caldirola, dai quali la neve - nel tempo che ho impiegato per la mia ciaspolata - già se ne è andata. Vedo anche casa mia, dove mi auguro che mia madre abbia il pranzo quasi pronto, visto che sto per arrivare. Dite che se alzo le braccia e saluto mi vede e comincia a mettere in tavola gli antipasti? No, forse ho esagerato.
Però quando arrivo a casa sono soddisfatto del giro che ho fatto, non troppo lungo ma comunque bello, in una giornata splendida. Ora che mi sono fatto venire fame (ho allungato il giro apposta..) posso farmi una bella doccia e mettermi a tavola, dove la bottiglia di vino rosso mi sta già aspettando. E a Pasquetta che il tempo faccia un po' quello che vuole, non ho più voglia di prendermela!

L'itinerario in breve:
Partenza e arrivo: Caldirola, Colonia Provinciale
Tappe intermedie: M.te Giarolo (mt. 1473), M.te Gropà (mt. 1446) Passo Bruciamonica (mt. 1394)
Lunghezza del percorso: poco meno di 6 km (Clicca qui per l'itinerario della ciaspolata)
Tempo di percorrenza: 3 h ca.

Photogallery dell'escursione:


















































































































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