venerdì 19 aprile 2013

Nonsolotrekking/SIVIGLIA



Siviglia è una città che regala una sorpresa dietro l'altra. Mi ero informato su cosa visitare e quindi avevo già scoperto che era una città ricca di storia, monumenti e musei, ma quando ci sono arrivato sono rimasto letteralmente a bocca aperta. Siviglia è bellissima.
Il nostro soggiorno a Siviglia (io e quattro amici, la combriccola del PLP, Por Los Pelos per i profani: un giorno scoprirete che cos'è..) è durato quattro giorni: dall'11 al 14 aprile 2013. Tutti mi hanno detto che due giorni per visitare Siviglia sarebbero stati più che sufficienti e che avremmo avuto, se non due, almeno un giorno da dedicare a una gita "fuori porta" a Granada, Cadice, Malaga, Cordoba o qualche altra città andalusa nei dintorni. E invece no, assolutamente. In quattro giorni "intensi" non siamo riusciti a vedere tutto quello che Siviglia aveva da offrirci. Ma andiamo con ordine: di seguito il racconto di come abbiamo organizzato le nostre giornate, nella speranza che possa essere utile a chi, un giorno, deciderà di visitare la città andalusa.

LA PARTENZA
La partenza è fissata per l'11 aprile da Orio Al Serio, volo Ryan Air delle 8.05. Siamo già stanchi, chi per un motivo, chi per l'altro, siamo andati a letto tardi e alle tre e mezza del mattino eravamo già in piedi. Io ho dormito due ore, le restanti tra la macchina (grazie a Dio non guidavo) e l'aereo. L'aeroporto di Bergamo non è così trafficato: non ci ero mai stato, è piccolo. Tempo di una colazione veloce, poi l'imbarco e si parte, il volo è pefettamente puntuale. Peccato per il personale di bordo di Ryan Air (prima volta che volo con questa compagnia) che ogni dieci secondi passa in cabina a vendere qualsiasi tipo di stupidaggine e quasi mi impedisce di dormire. Dico quasi perché sono così stanco che poi alla fine ho dormito lo stesso, credo di avere anche russato, con il collo che ciondolava da una parte all'altra.  Sul volo ci sono tanti ragazzi giovani, credo veneti, che continuano a ridere in una maniera fastidiosissima.A fianco a me una ragazza che non si è voltata verso di me per un solo istante: tutto il viaggio a guardare fuori dal finestrino. Ad ogni minimo sobbalzo dell'aereo, però, mi piantava le unghie nelle gambe: credo proprio avesse abbastanza paura di volare.
Il volo verso Siviglia è lungo, non credevo, ma 2 ore e 40 minuti non passano molto in fretta, anche dormendo. L'atterraggio, puntuale, alle 10.45, è uno dei peggiori della mia vita: il pilota più che appoggiare dolcemente l'aereo sulla pista non prende bene le misure e lo fa quasi rimbalzare. Non vi dico la mia compagna di sedile.

PRIMO GIORNO
In aeroporto facciamo subito due mosse molto furbe, che consiglio a tutti quando si fanno dei soggiorni all'estero di due-tre giorni: ci dirigiamo verso il primo ufficio informazioni e acquistiamo una Sevilla Card a testa (ciascuna del costo di 53 €) che comprende l'ingresso gratuito a tutti i musei e monumenti di Siviglia più una crociera gratuita sul Guadalquivir, e una tessera a testa per spostarsi gratuitamente con gli autobus per 3 giorni al prezzo di 11 € ciascuno. Usciamo dall'aeroporto e sta arrivando l'autobus per il centro, che prendiamo al volo. La tessera però qui non vale, e dobbiamo pagare il biglietto 4 euro.
Sull'autobus troviamo finalmente il wi-fi della Tussam, la società di trasporti di Siviglia, che utilizziamo per aggiornare i nostri stati di facebook e pubblicare qualche prima foto del nostro viaggio. Scendiamo al capolinea, Plaza des Armas, vicino al nostro ostello.
L'ostello prescelto è la "Pension Redès", in Calle Rèdes, a pochi passi da Plaza des Armas e da Calle Alfonso XII. Arriviamo dopo pochi minuti a piedi, suoniamo ma nessuno viene ad aprirci. Però una voce in lontananza ci fa capire che sta arrivando qualcuno. Arriva una signora che ci apre e ci fa entrare, facendoci attendere perché sta assegnando la camera a due ospiti appena arrivati. Quando arriva il nostro turno, la signora ci lascia le chiavi delle due camere, una doppia e una tripla, ricordandoci che la colazione è servita dalle 8 alle 10 e che al check-out sarebbe "preferibile" pagare in contanti. A dire il vero, ci dice anche di fare quello che vogliamo ma di non fare assolutamente casino la notte, poi ci indica alcuni locali dove poter pranzare e cenare e gli autobus da prendere per spostarci, tra cui quello per lo stadio del Betis.
Venerdì sera c'è il derby di Siviglia, Real Betis - Sevilla, e siamo riusciti ad accaparrarci i biglietti. Lei ci racconta che uno dei suoi due figli è "verdiblanco" (tifoso del Betis) mentre suo marito è tifosissimo del Siviglia e "antibetìco". Il secondo figlio oscilla tra una squadra e l'altra per non dar torto a nessuno dei due.
Lasciamo la pensione in cerca di un posto dove pranzare e optiamo per la Meson del Serranito, in calle Alfonso XII, consigliatoci dalla signora del Redès. Il posto è molto bello, ispirato al mondo delle corride e si distingue nel calle per la sua insegna fatta interamente in azulejos.
Sono le 13.00 e nel locale c'è parecchia gente che sta pranzando. Noi ci accomodiamo in una saletta ancora vuota, ordiniamo cerveza per tutti e ci diciamo "prendiamo solo due tapas" manifestando una chiara volontà di impegnare buona parte del pomeriggio alle prime visite della città. Invece le cose vanno diversamente, perché la fame è tanta. Cominciamo con due vassoi di affettato spagnolo: jamon ibèrico, chorizo, salamillo de cerdo, butifarra negra accompagnati da un ottimo queso. Poi continuiamo con un piatto a testa: qualcuno opta per una per una zuppa, qualcuno per un tortino tipico di spinaci, qualcuno (io) per un bel piatto di toro (fantastico) con le patate. Qualcuno prende anche il dolce, poi caffè e ci assestiamo sui 23 € a testa. Ci alziamo boccheggiando, sono le 16. Non so se riusciremo a visitare molte cose oggi.
Ci dirigiamo in Calle Cuna e visitiamo il Palazzo della Contessa di Lebrija, edificio costruito nel XVI secolo e acquistato dalla contessa di Lebrija nel 1901. Il palazzo contiene innumerevoli opere storiche e archeologiche, che possiamo ammirare nella prima parte di visita, al piano terreno, ma soprattutto nella visita guidata in spagnolo al piano superiore, condotta da una simpatica ragazza che ci ha accompagnato in una visita "ridotta" rispetto a quella che si fa normalmente, facendoci vedere le sale più significative. Apprezziamo in particolare i pavimenti, i soffitti e le opere provenienti da ogni parte del mondo che si trovano nelle sale superiori.
Usciamo da Palazzo Lebrija e cerchiamo, nel poco tempo a disposizione, qualcosa di non troppo distante da visitare. Ci dirigiamo a Plaza de le Encarnaciòn, caratterizzata dal Metropol Parasol, struttura in legno progettata dall'architetto tedesco Jurgen Mayer alta 26 metri inaugurata nel 2011. Proseguiamo attraversando Plaza de San Pedro dove facciamo una veloce visita alla omonima Chiesa e ci dirigiamo alla Casa de Pilatos, un palazzo in stile misto rinascimentale italiano e Mudejar, costruito nel XV secolo  e completato in seguito dal primo marchese di Tarifa, che compì nel 1519 un pellegrinaggio a Gerusalemme da cui deriva il nome dell'edificio. La leggenda narra che il marchese, al suo ritorno, scoprì che la distanza tra la sua abitazione e la chiesa fuori dalle mura (la Croce del Campo) era uguale a quella tra le rovine della Casa di Ponzio Pilato e il Calvario e decise di stabilire lungo il percorso le quattordici stazioni della via Crucis di cui la prima, la sua casa, corrispondeva alla Casa di Pilato.
Terminata la visita alla Casa de Pilatos, torniamo in Plaza de la Encarnaciòn, dove a un chioschetto ci beviamo una Cruzcampo (la birra di Siviglia) a 0.90 cent., poi ci dirigiamo verso l'ostello. Oggi il tempo non è stato bello, cielo coperto e temperatura gradevole sui 18 gradi, ma non ha piovuto.
Dopo una doccia ci cambiamo e ci prepariamo per il primo evento del nostro viaggio: la cena di apertura del Por Los Pelos (giunto ormai al quinto capitolo) al Restaurante "Casa Manolo Leòn", in Calle Guadalquivir.
Da fuori, il ristorante ha un aspetto piuttosto anonimo, ma appena entrati capiamo subito di avere prenotato in un posto raffinato e di classe. Un cameriere ci accompagna al nostro tavolo, nel "Patio Guadalquivir", l'elegante cortile esterno. Un maitre dal non chiaro orientamento sessuale, ma sicuramente gentilissimo ci raggiunge per "disegnare" con noi la nostra cena. Mentre ci servono un piccolo antipasto di benvenuto, lui ci fa alcune domande e poi pensa a un'idea di cena per noi: devo dire che ce l'ha pensata molto molto bene e senza farci spendere uno sproposito, che visto il livello del ristorante, era la nostra preoccupazione principale. La cena è stata accompagnata da due bottiglie di vino tinto "Azpilicueta Crianza", il rosso tipico della Région de La Rioja.
Ha iniziato servendoci quattro "Entrantes" (antipasti) serviti a mo' di Tapas: bunuelo, croquetas de chipirones en su tinta sobre ajo blanco, Alcachofas crujientes con boronia de tomate y juliana de jamòn e Papas al ajo cabanil.
Poi ha scelto per noi un altro piatto a testa: due Carret de cordero (agnello), un Cochinillo (maialino) a 60° con chutney de mango y pastel de patatas, un Guiso de merluza e un Bacalao al horno. Quindi siamo passati al dolce: macedonie con frutta, sorbetto al limone e torte al cioccolato. Per accompagnare il dolce, il gentilissimo maitre ci ha offerto una bottiglia di Pedro Ximénez Toro Albalà, un tipico rosso dolce andaluso.
Infine, il caffè, poi "la cuenta". Sul conto eravamo pronti a chiedere se si potevano lavare i piatti in cucina, invece siamo rimasti sorpresi: 40 € a testa, ma meritati fino all'ultimo centesimo. Cena fantastica, ambiente elegante e gentilezza dello staff assolutamente da sottolineare, nonostante non ci presentassimo esattamente come "ospiti di classe" del loro locale. Il maitre, a fine cena, ci ha dato consigli sui locali per finire la serata (ci consiglia un locale che si chiama "Dada", una terrazza sul Guadalquivir nel quartiere di Triana, oltre il ponte sul fiume), poi ci ha fatto da fotografo davanti al locale, chiedendoci di parlare del suo locale in Italia. Lo faremo senza dubbio, io lo sto facendo. Se andate a Siviglia e volete fare una cena come si deve, Casa Manolo Leòn è senza dubbio una scelta azzeccatissima e che consiglio caldamente.
Due passi per digerire la cena, poi stanchi morti per la prima intensa giornata, siamo tornati all'ostello. In camera la temperatura era equatoriale, quindi finestre aperte e mal di gola il giorno dopo. Ma vabè.



























SECONDO GIORNO
La sveglia suona alle 8, mezz'oretta di preparativi per camera e poi si va di sotto, alla reception dell'ostello, che funge anche da sala colazioni. La colazione non è memorabile, ma considerato il prezzo dell'ostello (20 euro a notte a testa!) possiamo chiudere non uno ma due occhi. Una tazza di latte con il caffè, un plumcake, una brioches confezionata e del pane tostato con marmellatine, più un piatto di insaccati locali. Da bere un bicchiere di succo di frutta e acqua.
Oggi il cielo è azzurro e la temperatura fuori ideale. Usciamo e ci mettiamo subito alla ricerca di una filiale Cajasol, che troviamo in Marquais de Paradas: stasera c'è la partita e dobbiamo ritirare i biglietti che abbiamo acquistato via internet. Ripartiamo alla volta del quartiere El Arenal, dove mano a mano che procediamo vediamo sempre più chiari i riferimenti al mondo taurino. Dopo essere passati davanti a una serie di vetrine che espongono vestiti da torero, da ballerine di flamenco e ventagli, arriviamo finalmente davanti ai muri bianchi e gialli della celebre Plaza de Toros de la maestranza. Entriamo e ci mettiamo in coda per la visita guidata, in spagnolo e in inglese: la visita inizia mostrandoci l'atrio dell'ingresso nell'arena, poi ci fa salire sulle tribune e quindi scendere nel Museo taurino de la Real maestranza de la caballeria, dove possiamo ammirare tra le varie sale, ritratti di toreri, immagini di tori, teste di tori alle pareti, banderillas e anche la cappella dove i toreri si recano a pregare prima di entrare nell'arena per la corrida. Sicuramente tutto molto particolare e per così dire "diverso" rispetto ad un normale museo.
Lasciamo Plaza de Toros e il vicino Teatro de la Maestranza, per proseguire su Paseo Cristobal Colòn in direzione della Torre de Oro, torre di controllo militare costituita da 12 lati che è un po' il simbolo della città andalusa. Entriamo poco prima dell'orario di chiusura per il pranzo e saliamo al piano superiore a visitare il Museo Navale, visita piuttosto veloce, per poi salire su di una strettissima scaletta a chiocciola al secondo piano, dove si esce su di una piccola terrazza da cui godere un bel panorama su Siviglia. La scaletta continua fino a sotto la punta della torre, e salendo,anche se di poco, il panorama è ancora più bello. Scattiamo qualche foto, poi scendiamo e dopo un'ultima veloce occhiata al piano terreno, usciamo in strada dirigendoci verso Puerta de Jerez: è ora di pranzo.
Ci accomodiamo nei tavolini esterni di un piccolo locale situato sull'angolo tra Puerta de Jerez e Avenida de la Constituciòn, dove consumiamo un pranzo piuttosto veloce a base di tapas e sangria. Il prezzo finale ci lascia esterrefatti: un po' troppo caro, non ricordo il nome ma il locale è da evitare, a mio modo di vedere.
Ci alziamo e percorriamo Avenida de la Constituciòn in direzione della Cattedrale, fermandoci ad una gelateria (Ferretti) dove una ragazza sorridentissima ci prepara un buonissimo cono che in Italia probabilmente costerebbe il doppio.
Finito il gelato, siamo pronti per la visita alla Cattedrale di Siviglia, la più grande cattedrale gotica al mondo, il terzo edificio religioso per dimensione dopo la Basilica di San Pietro e la Cattedrale di Saint Paul. Appena entriamo restiamo colpiti dall'imponenza di questa chiesa. E' immensa e dentro c'è quasi da perdersi. La sua costruzione ha avuto inizio nel 1401 sulle ceneri di una moschea e al suo interno troviamo innumerevoli cappelle, tra cui sicuramente le più importanti sono la Cappella di Sant'Andrea (al cui interno si trova il Cristo de la Clemencia) e la Cappella Reale, alla testa della Basilica. La visita si protrae alle numerose sale interne del tesoro e alla torre del campanile, la c.d. Giralda, (che poi sarebbe l'antico minareto della vecchia moschea, costruito dai mori) sulla quale vale la pena di salire. E' una salita lunga 34 rampe da percorrere rigorosamente a piedi, ma che una volta in cima ci regala un meraviglioso panorama a 360 gradi di Siviglia.
Scesi dalla torre, ci concediamo una rilassante passeggiata nel Patio degli Aranci, per poi terminare la nostra visita rientrando in Cattedrale e visitando la tomba di Cristoforo Colombo.
Usciti dalla Cattedrale, ci spostiamo in Plaza del Triunfo, dove troviamo El triunfo e il monumento alla Immacolata Concezione e ci dirigiamo a visitare il Real Alcazar di Siviglia, grande palazzo reale originariamente appartenente ai mori ampliato diverse volte con modifiche anche in stili diversi (es. gotico) che lo rendono un perfetto esempio di fusioni tra differenti arti e culture. Si compone di diverse sezioni, che qui mi limito a citare, ma che meritano tutte di essere visitate perché di una bellezza veramente unica: il Patio de las Doncellas, Los Banos de dona Maria de Padilla, la Casa de Contractaciòn, il Patio de las Munecas, il Patio de la Monterìa, la Puerta del Leon, il Dormitorio de Los Reyes Moros e il Salon de Embajadores. Stupendi, fuori dall'edificio, i Giardini dell'Alcazar che meritano di essere sicuramente visitati.
Terminata la visita all'Alcazar, notiamo che si è fatto tardi e alle 22 inizia la partita. Come dicevo in apertura, casualmente ci siamo trovati a visitare Siviglia (oltre a qualche giorno prima della Feria de Abril, l'evento principe della cultura sivigliana) nel giorno in cui si gioca il derby tra le due squadre di calcio della città: il Real Betìs Balompiè e il Sevilla Fc. Non possiamo perdercelo.
Ceniamo velocemente in un locale in Avenida de la Constituciòn, proprio davanti alla Cattedrale. Il locale si chiama Orange, e propone un'ampia varietà di tapas. Ne proviamo alcune, bevendo cerveza e sangria e prendiamo anche un dolce. Il prezzo finale è alto, poco da fare. Il consiglio che mi sento di dare a chi visita Siviglia, in generale, è di non fermarsi a pranzo o cena in Avenida de la Constituciòn, decisamente troppo cara anche nei suoi piccoli locali di tapas.
Finito di cenare facciamo appena in tempo a fotografare la torre della Giralda illuminata dall'ultimo sole della sera e ci spostiamo verso Plaza Nueva, dove prendiamo finalmente l'autobus fino al Prado de San Sebastiàn, utilizzando la nostra tessera di tre giorni comprata appena arrivati. Qui attendiamo l'autobus che ci porterà all'Estadio Benito Villamarin, che si trova nella zona sud-orientale di Siviglia. La fermata dell'autobus è proprio davanti allo stadio, proprio davanti al settore dove abbiamo trovato i biglietti. Ci facciamo indicare l'ingresso esatto da un poliziotto e ci lanciamo dentro a folle velocità. Mancano dieci minuti all'inizio della partita e c'è una confusione allucinante. Tutti corrono, tutti spingono, nessuno controlla. Entriamo senza nemmeno un controllo, a momenti neanche guardano se abbiamo il biglietto. Troviamo subito il nostro settore e scendiamo le scale di corsa verso i nostri posti, che sono in quarta fila a pochi passi dal terreno di gioco. Il ruggito dello stadio è impressionante, ci sono poco meno di 50.000 persone per un evento che più che una partita di calcio è un vero fenomeno culturale, data la rivalità accesa tra le due squadre e le due tifoserie. I tifosi avversari sono al terzo anello, sopra alle nostre teste. Prendiamo posto mentre gli altoparlanti diffondono le formazioni delle squadre, poi tutto lo stadio canta a cappella l'inno del Betìs - per cui oggi tifiamo, visto che gioca in casa e non è il caso di andarsi a cercare delle rogne - fino a che le squadre entrano in campo e vengono accolte da una marea di cartoncini bianchi e di rotoli di cartaigienica lanciati dagli anelli superiori dello stadio verso quelli più bassi e da questi verso il terreno di gioco. Che dire, è emozionante.
I poliziotti sono schierati a bordocampo, ma i tifosi entrano in campo per farsi fotografare e rientrano in tribuna senza che i poliziotti si muovano. Ci sono i posti numerati ma nessuno li rispetta e tutti guardano la partita in piedi, sulle scale o dove trovano posto. Un caos unico, ma comunque particolare.
Siamo gli unici a non indossare nulla di verdiblanco, ma facciamo un tifo sfrenato. Il problema è che la squadra di casa va sotto 0-3 dopo 30 minuti e la gente inizia ad andarsene. Noi ci crediamo e facciamo bene, perché il primo tempo finirà 1-3, poi un rigore porterà la partita sul 2-3 e come nei migliori finali dei film, all'ultimo minuto, il Betìs trova il gol del 3-3. Lo stadio, letteralmente, "viene giù" e siamo sommersi dall'abbraccio dei tifosi verdiblancos, ai quali, diciamolo, dopo una serata del genere, iniziamo a volere bene. La partita finisce 3-3. Se alla fine del primo tempo le tifoserie avversarie si stringevano la mano oltre le barriere che le dividevano, alla fine della partita volano bottiglie di birra dal terzo anello, alcune proprio vicino a noi, che ci spostiamo velocemente per evitare di prendercele in testa. Una foto ricordo e via, lasciamo lo stadio tra l'euforia generale e ci mettiamo in coda per prendere l'autobus del ritorno: gran colpo quello della tessera per i trasporti, grazie alla quale evitiamo la coda e passiamo davanti a chi deve fare il biglietto. Sull'autobus siamo in mille, accartocciati come sardine, con una puzza indefinita, ma poco alla volta l'autobus si svuota e ci conduce al Prado de San Sebastiàn e poi a Plaza Nueva, dove scendiamo e ritorniamo a piedi verso l'ostello, stanchi ma felici. Arrivati in camera crolliamo, senza nemmeno la forza di farci la doccia. E' stata una giornata durissima.




































































TERZO GIORNO
La stanchezza della sera prima si fa sentire, tanto che non sentiamo neanche la sveglia. Usciamo dall'ostello così tardi che non siamo nemmeno riusciti a fare colazione, ma rimediamo subito in un piccolo baretto in Calle Alfonso XII dove prendiamo un latte con caffè e qualche cosa da mangiare. Ci dirigiamo verso Paseo de Cristobal Colòn dove percorriamo la passeggiata accanto al fiume Guadalquivir. Oggi ci concediamo una crociera sul fiume, visto che è compresa gratuitamente nella nostra tessera Sevilla Card. Il nostro traghetto parte alle 12 e così nell'attesa ci concediamo qualche foto davanti alla Torre de Oro. Oggi è una splendida giornata, senza una nuvola in cielo, e con una temperatura di 31 gradi.
Il traghetto è puntuale, saliamo e prendiamo posto in fondo, assieme ad un gruppo di altre 15 persone circa. La crociera si dirige inizialmente a sud, passando di fianco al Palazzo di San Telmo e prosegue costeggiando il Paseo de las Delicias fino al Puente de las Delicias. Dopo un'inversione, si ritorna a risalire sul Guadalquivir e passiamo sotto al Puente de Triana, al Puente del Cristo de la Expiraciòn, al Puente de la Cartuja e al Puente de la Barqueta, sotto al quale effettuiamo una nuova inversione, proprio mentre vediamo in lontananza l'ultimo dei ponti progettati da Calatrava, il Puente del Alamillo. Nella nostra crociera ammiriamo la Cartuja, con il suo monastero, il quartiere di Triana, il Calle Betis e molti altri edifici costruiti in occasione dell'Expo del 1992, godendoci lo splendido sole primaverile (o estivo??) di Siviglia. Sicuramente un modo rilassante di visitare la città se avete un'ora di tempo che vi avanza.
Al termine della crociera, ci dirigiamo verso la Plaza de Toros in attesa di un autobus che ci porti verso il centro della città. Ci rimangono ancora alcune cose da visitare e vorremmo sfruttare appieno la nostra tessera. Prendiamo un minuscolo bus (6 posti a sedere!) che attraversa tutte le strette calle del centro di Siviglia facendoci fare un altro giro turistico, fino a portarci al quartiere della Macarena. La fermata dell'autobus è proprio sotto alla Puerta de la Macarena (o Arco de la Macarena), una vecchia via di accesso alla città legata alle antiche mura, accanto alla quale si erge la Basilica de la Macarena, che entriamo a visitare. La Basilica è piccola, ma straordinariamente bella, con una bella luce al suo interno. Mi è piaciuta davvero tanto e consiglio a tutti di visitarla. Costruita dal 1941 al 1949, ha un altare principale in stile barocco con una raffigurazione della Vergine della Esperanza Macarena e altri altari tra cui l'Altare de la Hispanidad, dedicato al popolo sudamericano e l'altare dedicato al Gesù de la Sentencia.
Usciti dalla Basilica passiamo sotto all'Arco de la Macarena e costeggiamo le mura percorrendo Calle Munoz Leòn fino a giungere alla parrocchia di San Hermenegildo, che visitiamo al volo. 
Da qui riprendiamo l'autobus, che transita davanti all'altro stadio di Siviglia, quello del Sevilla Fc, il Ramon Sanchez Pizjuan, e ci porta in Avenida Carlos V, dove entriamo nel parco in cui è stato allestito il "Mercado Romano". Qui si possono trovare molte bancarelle con prodotti tipici (queso un po' ovunque) e animali esposti (gufi, civette, aquile). Noi abbiamo fame, sono le 15,30 e dobbiamo ancora pranzare, così decidiamo di percorrere Avenida del Cid e fermarci all'angolo con Avenida del Portugal al Bar Citroen. Il bar sembra essere piuttosto squallido e non promettere nulla di buono, in realtà dobbiamo ricrederci perché troviamo posto in un tavolino all'ombra degli alberi e ci rifocilliamo di tapas e cervezitas senza spendere molto. Se ci passate, potete fermarvi.
Dopo pranzo, ci spostiamo a visitare la vicina Plaza de Espana, di fronte all'enormità della quale non si può che rimanere a bocca aperta. Una piazza con ben 200 metri di diametro, in architettura neo-moresca, una meraviglia. Ci dirigiamo verso il centro per scattare qualche foto, poi partendo dalla Torre Norte percorriamo tutto il porticato fino a raggiungere la parte opposta. E' stupendo perché ogni angolo del porticato regala scorci imperdibili sulla piazza e sulla fontana che si trova al centro. E il porticato è così lungo che per andare da una parte all'altra della piazza impieghiamo una buona mezz'ora. Terminata la visita della Plaza, ci concediamo un giro rinfrescante (si fa per dire, con i 31 gradi che ci sono) nel Parco di Maria Luisa, un grande giardino pubblico originariamente facente parte del Palazzo di San Telmo, camminando un po' tra i vari prati, laghetti e ponticelli che lo contraddistinguono.
Si avvicina ora di cena, meglio tornare in ostello per darsi una rinfrescata e rivedersi per cena. Dall'Italia, prima di partire, avevo addocchiato qualche bel locale dove fare la cena di chiusura del nostro viaggio e in uno di questi ci siamo finiti l'ultima sera. E' il Restaurante-Tapas Albarama, in Plaza de San Francisco. Plaza de San Francisco, al tramonto è uno spettacolo, con i palazzi illuminati e un fantastico scorcio della Torre della Giralda. Prendiamo posto nei tavolini sul lato della piazza e ci serve una cameriera gentile ma troppo oppressiva. Ogni istante è da noi, ci mette quasi fretta. La nostra cena si compone di quattro entrantes (carne cruda, insalata di pesce spada, misto di queso e un ultimo piatto che ora non ricordo) ed entra nel vivo con una maxi-paella mista carne-pesce per 5 persone. Tutto buonissimo, soprattutto la paella, che è così tanta che ci serviamo a testa 3 piatti di riso. Da bere due bottiglie di rosso: un Syrah Finca Antigua e un Botani Garnacha Sierra de Malaga.
Chiudiamo la cena con un dolce, un caffè e la cuenta. Sono 35 € a testa, poco meno che da Manolo Leòn, ma qui abbiamo mangiato il doppio. Un consiglio? Il posto merita, ci ritornerei.
Finiamo di cenare piuttosto tardi (d'altronde in Spagna si cena alle 22) e cerchiamo un locale dove bere qualcosa, ma stranamente vediamo che tutti i locali, a mezzanotte, abbassano le serrande. Riusciamo a trovare un locale aperto, la Taberna del Volapiè, in Calle Martin Villa, di chiara ispirazione taurina. Ci sediamo sulle tipiche botti firmate Tio Pepe e ci facciamo un giro di Cervezas, prima di dirigerci verso l'ostello, (che raggiungiamo dopo aver sollevato, in 6, una Ford Escort di una ragazza che si era incastrata nel vicolo del nostro Hotel) per un'altra notte in quella torrida camera.



















































QUARTO GIORNO
L'ultimo giorno riusciamo a fare colazione in ostello, poi raccogliamo i soldi e saldiamo il nostro debito per le due camere. Prepariamo i bagagli e li lasciamo depositati in saletta colazioni, poi usciamo e ci dirigiamo verso la stazione degli autobus di Plaza des Armas. La giornata è calda, più calda di ieri e in stazione è pieno di ragazze con la borsa da cui escono il telo e la crema solare che prendono il bus per Cadice o Malaga. Io, che non sono notoriamente un amante del mare, una mezza idea di andarci ce l'avrei, ma abbiamo promesso ad un nostro amico che l'avremmo portato a visitare il sito archeologico di Italìca, situato a Santiponce, una piccola cittadina 8 km a nord di Siviglia, raggiungibile in mezz'ora di autobus.
Italica, fondata nel 206 a.C. dai Romani sulla destra del fiume Guadalquivir per insediarvi i soldati feriti nel corso della seconda guerra punica è considerata la città dove è nata la lingua spagnola. Abbiamo potuto ammirare i resti di diverse case e strade, un grande anfiteatro, le terme romane, sculture e mosaici. Però faceva davvero un caldo esagerato: il termometro segnava 36 gradi e gli alberi alla cui ombra ripararsi erano pochi.
Terminata la visita, durata circa due ore, pranziamo velocemente presso il locale sito di fronte a Italìca, la "Gran Venta Italìca Casa Venancio", dove abbiamo mangiato taglieri misti di insaccati spagnoli (jamòn iberico, butifarra, lomo, chorizo) e queso e un salmorejo (la versione estiva del gazpacho andaluso), una zuppa fredda a base di aglio, pomodoro, olio e pane. Paghiamo la cuenta (neanche troppo bassa) al volo e corriamo alla fermata dell'autobus che ci riporterà a Siviglia.
Arrivati a Siviglia, riprendiamo i bagagli in ostello e torniamo a Plaza des Armas ad aspettare l'autobus per l'aeroporto.

















IL RITORNO
In aeroporto è un gran casino. Facevamo conto di cenare là, ma non avevamo fatto il conto con lo sciopero dei dipendenti dei bar e ristoranti dell'aeroporto. Tutto chiuso, dobbiamo accontentarci di cenare con una vaschetta di jamòn e queso (tanto per cambiare!) e una bottiglietta d'acqua. Il volo di ritorno è il Ryan Air per Orio al Serio delle 21, ma più che un volo è un'odissea. L'imbarco inizia in ritardo, l'aereo non è pronto e ci fanno attendere in continuazione. Sull'aereo non ci sono più posti per i bagagli, che vengono infilati un po' dove c'è posto sotto ai piedi dei passeggeri. Il volo parte con 35 minuti di ritardo e ospita ancora, qualche sedile dietro di me, i ragazzi veneti che ridono sempre, gli stessi dell'andata. Chiudo gli occhi e dormo, il viaggio è lungo, anche se il pilota recupera il ritardo e atterra con soli dieci minuti di ritardo. Attendiamo per mezz'ora una navetta libera di Orio parking che ci venga a recuperare, furiosi, poi, finalmente, si va verso casa. 

UN CONSIGLIO
Se avete una mezza opportunità, a Siviglia andateci di corsa, è una città meravigliosa. Noi siamo rimasti molto soddisfatti: con la Sevilla Card abbiamo risparmiato sugli ingressi ai musei, con la scheda di 3 giorni per i trasporti abbiamo risparmiato sui biglietti dei mezzi. Abbiamo mangiato molto bene, soprattutto a cena, sia da Manolo Leòn che all'Albarama. Abbiamo visitato molti musei, edifici e luoghi simbolo di Siviglia, ma non siamo riusciti a vedere tutto: sono rimasti fuori dalla nostra visita, ad esempio, il Palazzo di San Telmo, l'Archivio Generale delle Indie, il Museo de Bellas Artes, la Alameda de Herculès, Plaza Santa Ana con l'omonima chiesa, la Chiesa di San Lorenzo, il Monastero della Cartuja, il mercato di Triana.
Ci sarebbero voluti altri 2-3 giorni per visitare completamente Siviglia, altroché!

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