sabato 27 aprile 2013

Addio, neve...!




Ci accompagnava da quattro mesi e sembrava non volersene andare più. Anzi, continuava ad arrivarne dell'altra, senza dare il tempo a quella che c'era di diminuire. Il livello saliva, saliva, fino a ricoprire interamente le staccionate sulla cresta: un manto di poco più di un metro, così, a occhio. Il 2 gennaio la prima, forte, nevicata dell'anno, subito spazzata via da un po' di sole, poi tre mesi intensi, fino a metà marzo, e un ultimo mese in cui nonostante non nevicasse più, la neve non se ne andava per le basse temperature.
Un inverno lungo, trascorso con le ciaspole ai piedi, tra fatica e divertimento. Da inizio febbraio a inizio marzo forse il periodo più intenso, più bello. Poi piano piano l'inverno con tutto quello che ha portato è andato scemando. Solo qualche settimana fa l'ultima ciaspolata, poi una lunga pausa. Nelle poche giornate di sole di questa fine di aprile, cerchiamo di annusare un po' di primavera. Ce n'è bisogno, almeno per me.

In settimana, dalla città, guardavo verso i miei monti - nelle poche giornate di cielo terso - e vedevo la neve rotta, ormai presente a chiazze e solo sui monti più alti. Altrove, si vedeva già l'erba. Chissà però nei boschi, come sarà la situazione: tutta la neve che c'era, considerando che il sole non ci arriva direttamente, non credo che se ne sia già andata. Per questo aspettavo con ansia un giorno di bel tempo (o almeno senza pioggia!) per andare a farmi un giro. Quel giorno è oggi.
Il sole è un po' velato, il cielo di un azzurro un po' smorto, ma si va, non ci sono alternative. Sono fermo da troppo tempo, ho bisogno di camminare. Ho voglia di sole e di montagna. Ora con il sole si potranno iniziare a fare dei giri un po' più lunghi, si potranno cambiare un po' gli itinerari, che con la neve erano in un certo senso obbligati. Ma all'inizio è bene fare un po' di allenamento su piste collaudate, quindi oggi andiamo all'Ebro.
Quante macchine trovo già alla partenza del sentiero! Oggi sono in tanti ad avere voluto approfittare della bella giornata, ci sarà traffico sui monti. Mi fa un po' strano parcheggiare, scendere dalla macchina e non fermarmi a mettere le ciaspole: ormai era un'abitudine irrinunciabile. Da oggi prendo solo lo zaino, gli scarponi li ho già indossati. E non ho neanche la giacca a vento: inizio a togliermi peso, non solo in senso fisico, perché anche il mio umore è migliore.
Provo una strana sensazione anche all'imbocco del sentiero 106, che vedo per la prima volta da quattro mesi senza un filo di neve: per terra tante foglie, sul fianco del sentiero un po' di verde sta cercando di mettere fuori il naso. Tiro un forte respiro, come per incamerare l'aria della primavera e mi incammino.

E' un sentiero che ho percorso centinaia di volte, ma ogni tratto mi sembra nuovo. Il mio sguardo aveva fatto l'abitudine alla neve e avevo rimosso tanti dettagli. Della neve nemmeno l'ombra, per tutta la prima parte di sentiero non se ne vede, se non una piccola macchiolina che si è attardata sulle foglie del sentiero. Però c'è un sacco di acqua, che in alcuni punti scende addirittura in mezzo al sentiero, scavando nella terra: teniamocela stretta perché tra qualche mese tutta quest'acqua sarà solo un ricordo. I rii sono tutti ingrossati e scendono fragorosi, facendo un rumore che di solito non sono abituato a sentire quando percorro questo tracciato. 
Mi stupisco ancora di più quando arrivo al bivio per la Fontana Nascosta, che fino a poco tempo fa era letteralmente sommerso di neve. Anche qui non ve n'è traccia e se devo dirvi la verità, inizio ad essere moderatamente ottimista sul fatto che il sentiero sia in buona parte pulito dalla neve. Salgo sulla sinistra in direzione del Rifugio, poi - dopo un breve tratto di piano - sulla destra, dopo aver superato due escursionisti con un cagnolino. Superata l'intersezione con il sentiero 115, vedo dopo pochi passi di fronte a me il cancello posizionato sul versante del Panà, punto di sosta (merenda?) di tante mie escursioni. Qui spesso mi fermavo a stringere le ciaspole e a mangiare la focaccia con Francesca, oggi invece mi fermo solo per scattare una foto ai monti davanti a me, poi riparto veloce alla volta della cima del Panà, salendo sulla destra lungo la staccionata ed abbandonando, quindi, il sentiero 106, che secondo me sarà ancora discretamente sporco di neve, soprattutto nel tratto dopo il Rifugio Orsi e verso il Monte Ebro. Affronto la salita sul versante del Panà per la prima volta in assoluto senza neve e devo dire che è tutta un'altra cosa: si sale che è una meraviglia. Mi fermo poche volte a prendere fiato e in breve arrivo alla fine della vegetazione: di fronte a me solo l'ultimo tratto di salita - molto ripida, ma corta - alla vetta del Panà.

Arrivo al Panà che c'è aria fredda e mi copro immediatamente mettendomi una maglia. Mentre mi fermo a bere, vedo sullo sfondo della pianura una marcata linea di foschia che copre buona parte del panorama, subito alle spalle del Giarolo. Ma non solo, verso la val Borbera il tempo forse è ancora più brutto. Su di me però splende un bel sole: ora il cielo sembra avere smesso quel velo che lo copriva e sento la fronte che brucia. Riparto alla volta del Cosfrone, mentre davanti a me si materializzano l'Ebro e il Chiappo le cui cime sono ancora innevate, ma il manto è "spaccato" e piano piano la neve si sta sciogliendo. 
Poco dopo il cartello che mi segnala l'arrivo sul Panà, rimango colpito da quello che vedo sulla sinistra del sentiero: un blocco di neve, piuttosto grande, è ancora presente sull'erba ma se in alcuni punti lo strato è uniforme, in altri la neve ha iniziato a sciogliersi e ha disegnato dei cerchi che io neanche con un compasso riuscirei a fare così bene. Dopo una foto alla neve, mi incammino sulla salita per il Cosfrone (anzi: sulle salite..) e ripenso a quando, qualche mese fa, ero qui sopra in mezzo alla bufera di neve, con una visibilità pari a zero. Ora questo cielo azzurro mette voglia di vivere, e per terra stanno spuntando i primi, coloratissimi, fiori.
Un po' di neve si incontra anche prima dell'ultima salita al Cosfrone, da dove posso vedere che anche il laghetto sul sentiero 106 è ancora nascosto sotto alla neve. Raggiunto il Cosfrone, vedo che in alta val Borbera, tra le montagne di Vegni, Agneto e Dova c'è una strana foschia che si insinua tra i versanti. Anche in direzione dell'Antola il cielo non è pulito come qui.
Tra il Cosfrone e l'Ebro c'è spazio per il primo, importante, ritorno della neve, che in un punto copre tutto il sentiero e bisogna per forza di cose metterci dentro i piedi. Ma da qui in poi, nonostante il versante dell'Ebro verso la Val Curone sia ancora tutto "sporco" di neve, io non ne incontrerò più.

Arrivo sulla cima dell'Ebro che non c'è neanche molta aria e posso rimanere in maglia senza morire di freddo. Anzi, il sole picchia eccome. Sulla vetta, di fianco alla croce, ci sono altre persone, tra cui un signore che mi dice di avere "87 anni!" lasciandomi senza parole. Arrivarci, alla sua età, ancora a 1700 metri...
Mentre sono in cima, arriva una coppia di giovani ragazzi, che si siedono poco più in là nell'erba. Li guardo con un velo di tristezza, o forse di invidia, sono stanchi ma mi sembrano felici. Vorrei averla io una ragazza che ama camminare, credo che potrei essere l'uomo più felice della terra se la incontrassi.
Sgranocchio qualcosa e bevo, mentre guardo in lontananza le cime dell'appennino delle quattro province: solo sul Cavalmurone e sul Legnà sembra esserci ancora qualche traccia di neve, mentre altrove - Alfeo, Carmo, Antola e Buio - sembra che la cima sia quasi del tutto verde. Bene, bene, tra poco mi dirigerò anche verso quelle direzioni.
Scatto qualche foto mentre parlo con un signore che conosco e che ho trovato là sopra, mi dice che la strada  per Bocche di Crenna è pulita fino alle Stalle di Salogni, mentre dopo non c'è più verso di salire se non a piedi. Due parole con lui, poi ci salutiamo e mi incammino verso casa, dove vorrei arrivare per pranzo, anche se è già mezzogiorno passato.
Il ritorno scivola via in fretta, avvolto nei miei soliti pensieri. Però sto bene, camminare con questo bel sole e con questa temperatura gradevole è proprio un piacere. Mi tolgo anche la maglia e mi metto in maniche corte, tanto fa caldo. Arrivato sul Panà, decido di scendere dalle piste, per vedere com'è la situazione neve.
Qui solo tre settimane fa la neve era tantissima, specie sulla discesa del Panà, ma ora non ne è rimasta un filo. Ha fatto proprio presto ad andarsene.

Arrivo sotto al Panà e mi metto a fissare un punto davanti a me, sulla destra del sentiero, in un prato. Mi è sembrato di vedere qualcosa muoversi, ma da lontano non capisco cosa sia. Mi avvicino lentamente e tengo pronta la macchina fotografica: un capriolo sta mangiando l'erba, poco più distante. Non mi ha sentito e provo ad avvicinarmi ancora un pochino, mentre gli scatto alcune foto e mi maledico per non aver portato con me lo zoom più potente. Tempo di fargli 3-4 foto, poi il capriolo si sposta verso l'interno del bosco, tra gli alberi. E' la prima volta che lo vedo così da vicino e di giorno.
Attraverso il boschetto che mi porta a Passo Bruciamonica, poi scendo sulla pista numero 4, dove invece trovo ancora un po' di neve. Qui ha faticato ad andarsene, forse perché era stata battuta. Ma superato questo tratto, fino all'arrivo alla Colonia Provinciale, di neve non se ne trova più.
Le piste sono agibili e sicuramente la pioggia che cadrà nei prossimi giorni cancellerà anche quella poca, ultima, neve rimasta. Poi partiremo finalmente con la stagione estiva, visto che la primavera, quest'anno, pare proprio essere stata cancellata dal calendario! Ah, e se mi si riprende la compagna di camminate, magari mi diverto anche un po' di più!

L'itinerario in breve: 
Partenza: Caldirola, Colonia Provinciale
Tappe intermedie: Bivio Rif. Orsi, M.te Panà, M.te Cosfrone
Arrivo: Monte Ebro (Mt. 1701)
Lunghezza del percorso (a/r): circa 9 km.(Qui l'itinerario dell'escursione) 
Tempo di percorrenza (a/r): 3 h. circa

































































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