Visualizza San Fermo - M.te Antola in una mappa di dimensioni
Partenza: San Fermo (mt. 1.177)
Arrivo: Monte Antola (mt. 1.593)
Tappe intermedie: Pendici M.te Sopra Costa (mt. 1.259), Passo Sesenelle (mt. 1.254), M.te Buio (mt. 1.403), Capanna di Tonno (mt. 1.302)
Lunghezza percorso: 16,19 km
Tempo di percorrenza: 6 h. circa
Dislivello complessivo: 948,72 mt.
Segnavia: bianco-rosso 200
Vento fresco e panorami mozzafiato: proprio quello che cercavo in una giornata che, a detta di molti, era indicata come una delle più calde di questa estate del 2013.
Non è stato facile scegliere l'itinerario dell'escursione, proprio per le previsioni del tempo. Cercavo un percorso che offrisse delle parti all'ombra, per non morire di caldo, ma allo stesso tempo, siccome con me c'era la mia amica di passeggiate Francesca, avrei voluto proporle un giro nuovo, che non avesse mai fatto. Le alternative non erano molte, così ho pensato subito a questa escursione: forse perché un po' mi mancava venire fino a San Fermo per vedere il mondo tutto attorno.
San Fermo è un punto panoramico da cui veramente si può guardare intorno fino quasi a perdersi con lo sguardo, con la mente e con il cuore. Ci ero stato per la prima volta la scorsa estate, per fare proprio questa escursione fino al Monte Antola e me ne ero innamorato. Salendo in macchina, sulla stretta stradina che passa per Gordena e Casalbusone, non vedevo l'ora di essere là sopra e raccontavo a Francesca di quanto fosse bello il mondo visto da lassù. Arrivati nei pressi della rossa chiesa di Dove Superiore, mancava veramente poco e sentivo crescere la gioia per essere tornato qui sopra, in un punto che - normalmente - sono abituato a guardare da lontano, visto che è visibile da molti degli itinerari delle mie escursioni lungo l'appennino delle quattro province.
Parcheggiata l'auto e indossati zaino e scarponi, ci incamminiamo a piedi verso la cappella di San Fermo, situata al confine tra Piemonte e Liguria, percorrendo dapprima un tratto di strada asfaltata per poi salire alla volta della cappella, posta a 1.177 mt. in territorio della Val Vobbia ma in un punto in cui si incontrano i confini di tre differenti Comuni: Vobbia, Carrega Ligure e Mongiardino Ligure.
Inutile dire che la vista, da qui, è meravigliosa. Ci fermiamo subito a scattare qualche foto dalla panchina posta proprio di fronte all'ingresso della cappella e poco distante dalla quale è posizionata la targa sulla quale sono riprodotte tutte le montagne che si possono ammirare da qui sopra.
Salutiamo due signori che incontriamo sul valico, per poi metterci subito in cammino in discesa, alla volta del monumento al partigiano Ezio Lucarno. L'Antola è di fronte a noi e sembra lontanissimo, mentre il piccolo paesino di Berga, nell'ultimo pezzettino di Piemonte prima della Liguria, sembra nascondersi dietro a una montagna, al di sotto del sentiero. Mi ha sempre affascinato questo paesino, vorrei proprio andarci a fare un giro.
Terminata la discesa, attraversiamo l'asfaltata che conduce all'Osteria di San Clemente e prendiamo una carrareccia all'interno del bosco che, dopo alcune centinaia di metri, ci porta al bivio - segnalato sulla destra, segnavia numero 200 - con le indicazioni per il Monte Antola. Il sentiero, attraverso un bel boschetto posto in corrispondenza del crinale, procede in piano e a tratti in leggera salita. L'ombra di questi alberi è rigenerante e si sente un bel vento soffiare al di fuori del bosco: il clima e l'ambiente ideali per un'escursione. Mezz'oretta di cammino e raggiungiamo le pendici del Monte Sopra Costa (1259 mt.) e, dopo altri venti minuti all'interno del bosco con qualche bella vista sul lato della Valle dell'Agnellasca (Berga è proprio sotto di noi, ma si distinguono chiaramente Agneto e Daglio), eccoci a Passo Sesenelle (mt. 1254), il valico dove transita la mulattiera che parte dai Piani di Vallenzona.
Da Passo Sesenelle in poi, il sentiero - sempre mantenendosi all'interno del bosco, anche se ora sul lato ligure -inizia a salire più decisamente attraverso alcuni stretti tornanti, fino a sbucare dagli alberi direttamente sul crinale, nei pressi di una staccionata da cui si gode di una bella vista sulla Val Vobbia. Da qui, pochi metri in salita e raggiungiamo la vetta del Monte Buio (mt. 1403), dove troviamo la grande croce metallica posta nel 1968 dal Gruppo escursionistico Busallese. Appoggiamo gli zaini su uno dei due tavoli presenti sulla cima del Buio e ci sediamo sulle panche per una veloce colazione, visto che siamo quasi a metà del nostro percorso. Un po' di focaccia guardando lo splendido panorama attorno a noi, poi mi alzo e scatto qualche foto, mentre Francesca si rilassa al sole. Il sole è caldo, caldissimo, ma ce ne accorgiamo solo ogni volta che il vento cala di intensità. La vista spazia su due valli: sul lato ligure, si vedono Crocefieschi, le Rocche del Reopasso e alle loro spalle la Madonna della Guardia di Genova (niente mare, oggi la foschia lo lascia solo intravedere); sul lato della Val Borbera il panorama spazia da San Fermo all'Antola e, in lontananza, si distingue chiaramente tutta la catena appenninica che parte con le antenne del Monte Giarolo e, passando per Ebro, Chiappo e Legnà termina con il Monte Carmo (anche il Lesima, si vede in lontananza).
Dopo una bella foto panoramica è già tempo di ripartire e di scendere alla volta della vecchia cima del Buio, ancora riconoscibile per via di una croce, in corrispondenza della quale abbandoniamo il sentiero di cresta per deviare - in discesa - a destra in direzione di uno stretto sentierino che si innesta sulla mulattiera proveniente da Crocefieschi. Poco prima di abbandonare il sentiero di cresta, facciamo ancora in tempo a vedere San Fermo, da cui siamo partiti, ormai lontano e i paesi di Berga e Agneto che giocano a nascondersi dietro ai versanti delle montagne.
La mulattiera che proviene da Crocefieschi si caratterizza per un fondo piuttosto pietroso e occorre fare attenzione a dove si appoggiano i piedi: è infatti facile inciampare nei sassi piuttosto che scivolare in alcuni punti dove la terra del sentiero è più scivolosa. Percorrendo questa mulattiera, stiamo camminando sopra alla Val Brevenna: sullo sfondo si vedono i paesini di Carsi, Cerviasca e Aia Vecchia mentre, sotto di noi, Tonno e Casareggio rappresentano l'ultimo avamposto ligure prima del confine geografico, situato proprio sulla costa che stiamo percorrendo. Di fronte a noi, la cima dell'Antola, ormai sempre più vicina, tanto che distinguiamo chiaramente ad occhio nudo la croce che la sovrasta.
Dopo un tratto particolarmente panoramico, sul crinale, il sentiero si immerge nel bosco e torna sul lato piemontese, su di una valle totalmente disabitata e priva di paesi, per poi ri-uscirne nei pressi della Capanna di Tonno (mt. 1302), meraviglioso punto panoramico sulla Val Brevenna. Appoggiamo gli zaini, Francesca si siede mentre io le scatto una foto. Il vento soffia fortissimo, ma sotto alla capanna si gode di una rigenerante ombra. "Potremmo fermarci qui a mangiare!" mi dice. "Non male come idea" le dico "quindi andiamo sull'Antola e scendiamo subito per fermarci qui a mangiare?" "Aggiudicato!".
Ancora qualche foto nella caratteristica cornice della Capanna di Tonno, poi - rinfrancati dall'aver trovato un posto all'ombra per pranzare - ripartiamo con buona gamba alla volta dell'Antola, superando dopo poco il bivio del sentiero numero 251 che conduce alla Sella Banchiera. Il sentiero, dopo alcuni dentro-fuori dal bosco, si stabilizza sotto alle piante e ci pone - dopo poche decine di minuti - di fronte alla salita finale al Monte Antola, sicuramente meno proibitiva di molte altre salite che si incontrano in montagna.
Iniziamo a sentire il vociare delle persone e capiamo di essere giunti in prossimità dell'arrivo sull'Antola. Quando sbuchiamo dal sentierino, nei pressi del vecchio "Rifugio Musante", incontriamo degli escursionisti provenienti da Tortona, saliti da Casa del Romano, con i quali scambiamo due parole, cercando di convincerli a provare il nostro itinerario.
Arrivati alla chiesetta di San Pietro, notiamo subito un tavolo libero, sul lato, leggermente appartato rispetto agli altri e lo facciamo nostro. Bastano pochi secondi e, un po' per la fame, un po' per il bel posto all'ombra (il vento è sempre fortissimo) abbandoniamo l'idea di mangiare alla capanna di Tonno e decidiamo di sfamarci subito: un attimo e la tavola è già piena, di tutto quello che non può mai mancare per rendere soddisfacente un'escursione. Un po' di focaccia con la robiola, pane e cioccolata e un po' di vino rosso; poi un bel riposino. Il vento soffia e a restare fermi viene quasi un po' di freddo, tanto che Francesca, prima di mettersi a sonnecchiare sulla panca, si copre le spalle con un asciugamano. Passano dieci minuti di tranquillità totale, disturbati solo dal rumore del vento, mentre tutto intorno il tempo sembra essersi fermato. Quando ci alziamo, saliamo sulla cima dell'Antola, dove ci feriamo per un buon quarto d'ora a scattare immagini panoramiche da quel meraviglioso set fotografico che è la panchina posta a dominare la Valle dei Campassi e la Valle di Berga, mentre un simpatico cagnolino bianco con una macchia nera sull'occhio ci gira attorno riuscendo ad entrare in quasi tutti i nostri scatti. Dalla parte opposta, il blu intenso del lago del Brugneto, ci fa tornare alla mente quando - qualche settimana fa - abbiamo camminato per un sabato intero lungo le sue sponde. Certo che il panorama, da qui sopra, è proprio meraviglioso. Senza limiti, senza alcuna barriera.
E' ora di incamminarsi sulla strada del ritorno: zitti zitti, ce ne siamo rimasti qua sopra per più di un'ora.
Scendiamo verso la chiesa di San Pietro e ancora più giù, fino a riprendere il sentiero che, poco più avanti del Rifugio Musante, taglia sulla destra in mezzo agli alberi.
La strada del ritorno - la stessa dell'andata - è in discesa per un buon tratto, all'inizio e camminare su tutti questi sassi, onestamente, è deleterio per le mie articolazioni. Giunti in fondo alla discesa, proprio quando iniziano a ricomparire le viste sulla Val Brevenna, la strada spiana e attraverso un bel boschetto ci riporta alla Capanna di Tonno. Mentre ci avviciniamo, vediamo che i tavolini sotto alla capanna sono ora occupati da due persone: "meno male che ci siamo fermati a mangiare là sopra!" ci diciamo "Altrimenti non avremmo trovato posto!". Facciamo una piccola sosta nei pressi della capanna, per poi rimetterci in marcia e, superato un altro tratto boscoso, raggiungere attraverso la mulattiera per Crocefieschi la vecchia cima del Monte Buio. Durante il tragitto, non smettiamo di ripeterci quanto sia stata bella la camminata di oggi: tutto era al posto giusto. Il sole, forte e caldo, il cielo azzurrissimo, il vento, ideale per pulire l'aria dall'umidità di questi giorni. E poi non siamo per nulla affaticati, perché il sentiero è piacevole, senza pendenze eccessive e all'ombra quando necessario.
A dire il vero adesso, qui ai piedi della cima del Buio, il vento è insopportabile e non riusciamo nemmeno a capirci quando ci parliamo. Scattiamo qualche foto ma con quest'aria si fatica anche a tenere gli occhi aperti, così ci mettiamo a salire verso la cima, dove il vento sembra essere leggermente diminuito. Dico sembra, perché quando ci sediamo sulla panca del Monte Buio, la stessa di questa mattina, le folate quasi ci portano via i bastoncini. Qui sul Buio restiamo una decina di minuti, il tempo di mangiare qualche torcetto avanzato dalla colazione di questa mattina e di scattarci qualche foto di fronte a questa meraviglia di panorama, che tra pochi metri, quando entreremo nel bosco, scomparirà.
Quando ripartiamo incontriamo ancora due persone che stanno salendo al Buio (nonostante l'ora inizi a farsi tarda), poi più nessuno. La discesa nel bosco attraverso Passo Sesenelle e le pendici del Monte Sopra Costa ci sembra un po' più lunga del previsto, forse perché iniziamo ad essere un po' stanchi, all'alba della sesta ora di cammino, tanto che - quando abbandoniamo il sentiero per la carrareccia - neanche ci ricordiamo che al mattino fossimo passati di qui!
Quando arriviamo a San Fermo sono passate da poco le cinque e mezza del pomeriggio e la cappelletta sulla cima della montagna è baciata da un meraviglioso sole. Il colore giallo della sua facciata crea un perfetto accostamento di colori con il blu del cielo terso. La luce è stupenda, a quest'ora della giornata e ne approfittiamo per le ultime foto insieme e per la bella panoramica che Francesca mi scatta seduto sulla panchina. Più la guardo e più mi piace, questa foto.
Salutiamo il panorama della Val Vobbia e ritorniamo sull'asfalto, alla volta della mia macchina, parcheggiata sotto il sole al lato della strada. Il vento non ci ha abbandonato per un istante e continua, imperterrito, a soffiare. Camminando verso l'auto, vediamo il piccolo paesino di Berga, alla nostra destra, sul quale splende ancora un bellissimo sole, anche se inevitabilmente, vista l'ora, le famiglie che lo abitano si staranno preparando alla sera. Anche noi, quando saliamo in macchina, abbiamo già il pensiero rivolto alla serata. Con questo caldo, stanotte sarà dura dormire e purtroppo, né io né lei potremo restare al fresco della montagna. Però oggi, con tutto questo vento, io mi sono rinfrescato per bene e anche le pile, nonostante la stanchezza, me le sono ricaricate di quell'energia che solo la montagna mi sa dare. Non vedo l'ora che sia il prossimo fine settimana....
Photogallery
Nessun commento:
Posta un commento